CISL
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“Pensiamo che non ci sia oggi un’urgenza di legiferare sul tema del salario. -prosegue Sbarra-. Quand’anche esista un piccolo segmento del mercato del lavoro italiano dove non arriva la contrattazione collettiva, la risposta puo’ essere semplice: si dia valore legale ai minimi retributivi del CCNL sottoscritti dalla parti sociali maggiormente rappresentative. Ecco perché pensiamo sia più utile ed efficace rafforzare la contrattazione collettiva quale alternativa alla legge .  Se mai il problema è che abbiamo troppi contratti, al CNEL sono depositati quasi 900 contratti e di questi Cgil Cisl Uil ne firmano solo 270. Per questo dovremmo andare verso un’operazione che è quella di definire la misurazione e la certificazione della rappresentanza. Ci dicono che il salario minimo servirebbe per alzare il lavoro  povero ma in realtà è uno strumento sbagliato. Per aiutare i lavoratori poveri serve ridurre le tasse ed aiutare quelle persone costrette a sopportare part-time involontario aumentando le ore di lavoro e cosi anche la retribuzione ed il salario. Si alzi e si migliori la condizione di vita e di lavoro dei working poor  applicando i CCNL maggiormente rappresentativi  riducendo al tempo stesso il peso della pressione fiscale. Secondo noi un buon CCNL assicura diritti e tutele migliori di qualsiasi legge.  Bisogna fare un grande investimento su scuola, istruzione, politiche attive per il lavoro che vediamo annunciare ma mai trasformare in elementi di concretezza. Il Paese deve avere una strategia che investa su istruzione, su ricerca e  formazione da collegare al mercato del lavoro per dare prospettive di occupazione alle persone. L’esatto opposto di ciò che è stato fatto negli ultimi anni e con la legge di stabilità”.

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