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Tavola rotonda ‘Europa anno zero: la sfida dell’integrazione per governare le transizioni e difendere la democrazia’. Fumarola: “Lavoro, coesione, pace: ecco l’ Europa forte, giusta, unita che serve ai lavoratori”

Pubblicato il 18 Lug, 2025

La Segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, apre i lavori della quarta e ultima tavola rotonda di queste giornate congressuali, dedicata a un tema cruciale: il futuro dell’Europa, le sfide dell’integrazione comunitaria per governare le transizioni e difendere la democrazia, che vede la partecipazione di Pina Picierno, Vicepresidente del Parlamento Europeo; Antonio Tajani, Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Esteri; Raffaele Fitto, Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea; Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della BEI; Vittorio Emanuele Parsi, Professore di Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica.
L’Europa rappresenta un orizzonte imprescindibile di stabilità, sviluppo e coesione. E’ una convinzione profonda della CISL, fissata come sappiamo nell’articolo 2 del nostro Statuto. Con tutti i suoi limiti, l’Unione è stato ed è ancora uno spazio unico di pace e progresso sociale, mentre fuori imperversano potenze contrapposte, guerre, protezionismi, autocrazie. Siamo tornati in uno scenario da risiko ottocentesco, con strumenti bellici e tecnologici dal potenziale distruttivo ben più ampio: arsenali nucleari, guerre ibride, attacchi ai dati e all’opinione pubblica. Il mondo intorno a noi cambia a ritmi vertiginosi, l’alleanza euro-atlantica mostra segni di fragilità, con un’America sempre meno prevedibile e sempre più chiusa in sé stessa, il Medio Oriente è attraversato da indicibili tensioni, la Cina emerge come superpotenza globale, ridefinendo gli equilibri internazionali. E mentre il diritto internazionale e le istituzioni multilaterali perdono presa, torna prepotente una parola che pensavamo archiviata: deterrenza. Una deterrenza armata, fondata sulla capacità di dissuasione tecnologica. In questo contesto, l’Europa deve rafforzare la propria autonomia strategica – militare, industriale, energetica – per contare davvero e tutelare il suo modello sociale. Non è cinismo, è realismo. La pace, quella vera, si difende. Anche con le armi, come ci hanno insegnato i partigiani. Questo è il pensiero che deve guidarci quando guardiamo all’Ucraina, a una resistenza che da tre anni respinge non solo un autocrate di nome Putin, ma a un modo di intendere le relazioni tra Stati come meri rapporti di potenza. Siamo e saremo sempre con Kiev, con la sua coraggiosa battaglia per la libertà e l’autodeterminazione, con tutti i Paesi minacciati da nuovo ordine mondiale che schiaccia democrazia e diritto internazionale.

Ma per essere davvero solidali non bastano le belle parole. Serve una politica estera sostenuta da una forza militare, per dare peso alla diplomazia europea, serve un sistema di difesa comune, solido, efficace. Il piano RearmEU ha rappresentato un passaggio importante. Non la risposta definitiva, ma un segnale chiaro in una governance comunitaria ancora troppo frenata dai veti nazionali. Proprio qui si intersecano le due grandi sfide della nostra Unione: l’integrazione politica e la costruzione di una strategia economica e sociale fondata sulla condivisione delle risorse.

Next Generation EU ha mostrato ciò che l’Europa può diventare: un progetto di solidarietà vera. C’è voluta una pandemia globale, ma abbiamo intravisto finalmente un’Europa capace di evolversi da semplice unione economica a comunità politica. Ma, con onestà, dobbiamo ammettere che quella speranza di svolta non ha avuto pieno seguito. Negli ultimi due anni sono riemerse vecchie fratture. La riforma del Patto di Stabilità del 2024 ha segnato un passo indietro: un ritorno aggiornato alle logiche di austerità, le stesse che dopo il 2008 hanno indebolito le reti sociali. Le nuove regole, pur con qualche flessibilità, impongono vincoli severi: tetto del 3% sul deficit, riduzioni obbligatorie del debito. Ma proprio ora servirebbero investimenti colossali per rispondere alle grandi transizioni ecologiche, tecnologiche, sociali.

Il Patto aggiornato rivela ancora una visione intergovernativa e frammentata. Senza strumenti federali – un bilancio comune, capacità fiscale condivisa, un nuovo Next Generation EU permanente – si rischia un’Europa divisa. Gli Stati con margini fiscali continueranno a investire. Gli altri, come l’Italia, dovranno frenare. Il divario si allargherà. Il piano tedesco da 500 miliardi lo dimostra: legittimo, certo, ma potenzialmente squilibrante. Finanzierà settori strategici – dalla difesa all’idrogeno – accentuando le distanze industriali fra i Paesi. Non si può restare inerti di fronte a questi squilibri. Mercoledì scorso è stata presentata dalla Commissione la proposta per il budget comunitario relativo al periodo 2028-2034. La proposta rappresenta il primo step di un percorso che si preannuncia tortuoso, anche perché sono riemersi dal periodo pre-pandemico i “paesi frugali” pro – austerità. Prima di esprimere un giudizio è importante studiare meglio la proposta, ma a una prima valutazione ci pare insufficiente a far fronte alle impegnative sfide che attendono l’Europa.

Per questo la CISL rilancia la visione costruttiva di un’Europa coesa, sociale e integrata, capace di rispondere ai bisogni delle persone e alle sfide del mondo.

Le nostre proposte sono sul tavolo:

  • Riformare il Patto di Stabilità con una “Golden Rule” che escluda dal calcolo del deficit gli investimenti pubblici di qualità: per la transizione ecologica, l’istruzione, le infrastrutture strategiche, la digitalizzazione, l’infanzia e la non autosufficienza.
  • Avviare politiche espansive, non solo misure pro-mercato: lo Stato deve avere un ruolo guida nello sviluppo sostenibile.
  • Rafforzare il pilastro sociale europeo: lavoro dignitoso, salari giusti, lotta alla povertà e alle disuguaglianze devono diventare impegni comuni.
  • Completare il Mercato Unico, abbattendo le barriere ancora presenti nei servizi, nell’energia, nel digitale.
  • Promuovere piani europei condivisi per sanità, semiconduttori, energia pulita: finanziati in modo solidale e coordinato tra Stati.
  • Riformare la governance dell’UE, superando l’unanimità paralizzante e adottando il voto a maggioranza qualificata almeno su alcune materie cruciali.

Il traguardo è quello di una compiuta Federazione di Stati: una prospettiva che oggi può apparire difficile, lontana, ma non per questo meno urgente e necessaria. O l’Europa compie questo salto, oppure sarà travolta dalla marginalità geopolitica e dai nazionalismi. O l’Europa saprà parlare con una voce sola nei consessi globali, saprà difendere diritti sociali, democrazia liberale, economia solidale di mercato, o sarà destinata alla disgregazione.

Continueremo a promuovere il dialogo sociale e a lavorare perché l’Europa diventi davvero una comunità di destino. Da questo cammino dovranno nascere visioni, progettualità, speranze. Un nuovo slancio per un cammino in cui credettero Spinelli, De Gasperi, Schumann. Generazioni che ci liberarono dalla tirannia, che indicarono in questo percorso un progetto di pace, democrazia e sviluppo – e a cui tutti noi dobbiamo il coraggio di una coerenza che non è più un’opzione, ma un irrinunciabile traguardo.

Cronache dal congresso

a cura di CISL TV

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