Roma, 10 giugno 2015. I 600 mila posti di lavoro in piu’ , così come da fonte del Ministero del Lavoro, dimostrano che il Paese sta iniziando con grande difficoltà a vedere un po’ di ripresa. A chi va il merito? “A dir la verità non tanto per merito nostro, sono vari i fattori, il rapporto di svalutazione tra dollaro ed euro, il costo dimezzato del petrolio, e quindi dell’energia per le nostre aziende, la politica espansiva della Bce di Mario Draghi sono certamente fattori che possono aiutare la crescita ed in qualche modo stanno dando una mano”. E’ quanto ha dichiarato oggi il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ospite alla trasmissione Agorà. “Credo anche che, piu’ che il Jobs act, la decontribuzione prevista in favore delle aziende che assumono con contratti a tempo indeterminato, dalla scorsa finanziaria, sia stata davvero una mano in piu’ alle imprese per assumere finalmente con contratti degni di questo nome. Ma non basta. -prosegue il segretario- Abbiamo ancora oltre 3milioni e mezzo di disoccupati a cui dare una risposta. E le regole e gli incentivi sono necessari ma, se non riparte l’economia reale, la crescita e lo sviluppo, posti di lavoro non se ne creano a sufficienza”.
E alla domanda relativa ad una crisi della rappresentanza del sindacato nei luoghi di lavoro,”Se si misura con i numeri, crisi non ne vedo” ha risposto Furlan ricordando che anche quest’anno la Cisl cresce tra i lavoratori e le lavoratrici. “E non parlo di pensionati. Sui posti di lavoro siamo riusciti a crescere anche quest’anno di diverse migliaia di iscritti nonostante la crisi e la perdita di posti di lavoro. Il tema vero è come riuscire a rappresentare le tante forme di precariato esistenti nel paese, in sostanza come riuscire a rappresentare i giovani”. “Per questo -osserva la leader della Cisl- a nostro avviso c’è un tassello andrebbe valorizzato nel Jobs act: il superamento della precarietà. Avrei molto da dire se è sufficiente quanto inserito attualmente nel Jobs act, ma non c’è dubbio che per la prima volta nella storia del nostro Paese per un’impresa costa meno assumere a tempo indeterminato che assumere a tempo determinato. E le risposte devono essere di questo genere: come il sindacato rappresenta i giovani e come il Paese li rappresenta e dà loro cittadinanza. Questo passa attraverso le opportunità di lavoro. Lavoro dignitoso, lavoro che crea futuro. Quindi credo che il sindacato, le forze sociali, i governi locali e quello nazionale devono mettere al centro questo tema” perché “è il tema che da futuro all’Italia”.
Le parole di Renzi sul sindacato unico? “Il premier non conosce bene la storia del sindacato. L’Italia ha tre grandi confederazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil che rappresentano milioni di lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati, poi ha una miriade di sindacati autonomi, anche piccoli, piccolissimi. Abbiamo fatto un accordo sulla rappresentanza, che è vigente, l’Inps sta raccogliendo da tutte le aziende i dati di adesione al sindacato, che stabilisce con chiarezza chi conta, chi rappresenta, luogo di lavoro per luogo di lavoro, settore per settore e in trasparenza ci siamo dati le regole per misurarci, sotto gli occhi di tutti in modo assolutamente chiaro ed è così che si creano le condizioni perché la contrattazione possa davvero svolgere un ruolo importante anche nello sviluppo della crescita del Paese”.