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Terziario. Naspi e lavoro stagionale, con il fiato sospeso i 250mila addetti del comparto turistico in attesa di un correttivo legislativo

Pubblicato il 11 Giu, 2015

Roma, 11 giugno 2015 – Sono ancora con il fiato sospeso i 250mila lavoratori stagionali del settore turistico in attesa di un correttivo alla normativa sulla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego in vigore dal 1° maggio 2015. La nuova Naspi infatti dimezza la durata ed il valore del sussidio fino al 30 aprile scorso garantito per un periodo uguale alla prestazione lavorativa; per poter incassare il trattamento di sostegno al reddito i lavoratori stagionali dovranno inoltre lavorare almeno 30 giorni nell’ultimo anno ed avere alle spalle più di 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni.
Per la Fisascat è urgente che il Governo vari al più presto una norma che ripristini, così come annunciato dall’Esecutivo nelle scorse settimane, le condizioni per l’accesso al sussidio di disoccupazione. La categoria cislina, pur apprezzando il recente intervento dell’Inps in materia, ritiene che sia necessario compiere uno sforzo in più: intervenire legislativamente per dare garanzie e certezze al quadro normativo e per porre fine alla “segregazione” del lavoro stagionale nel turismo.
“La circolare che l’Inps ha diramato lo scorso mese di maggio sugli aspetti applicativi del nuovo trattamento di disoccupazione – ha dichiarato il segretario generale aggiunto della Fisascat Giovanni Pirulli – ha dato risposte significative, sia pure parziali e prettamente in ambito amministrativo, a specifiche situazioni contributive proprie del lavoro stagionale”.
Per la Fisascat la stagionalità nel turismo non è un’eccezione ma la regola, essendo la stagionalità un fenomeno strutturale intrinseco del comparto; esso è consentito ed agevolato in quanto consustanziale all’offerta turistica, soprattutto estiva, che il nostro Paese esprime.
“Il legislatore, opportunamente, in questo settore, a differenza di molti altri, ha sempre previsto dei regimi regolamentari specifici -. ha aggiunto Pirulli – Molte regole che valgono per i contratti a termine, per esempio, non trovano applicazione nei confronti dei lavoratori impiegati nelle attività turistiche stagionali, a riprova dell’attenzione che il decisore politico ha sempre dimostrato per le sorti del settore”. “Non si può, però, concepire un settore senza tenere conto delle necessità insopprimibili di una categoria di lavoratrici e di lavoratori che quel settore contribuiscono a fare funzionare” ha puntualizzato il sindacalista.
“Sino all’intervento di riforma della Legge Fornero – ha proseguito Pirulli – in Italia si poteva contare sulla cosiddetta Indennità di Disoccupazione a Requisiti Ridotti che interveniva anche per i lavoratori stagionali del comparto turistico”.”Evidentemente il proponente la riforma purtroppo, era molto distratto – ha poi stigmatizzato il segretario – ed oltre a creare il triste fenomeno degli esodati, ha generato, cancellando l’indennità di disoccupazione per gli stagionali, anche la categoria dei “rimossi””.
Per la Fisascat gli addetti stagionali del comparto turistico sono lavoratori che – non certo per loro scelta – debbono lavorare solo per alcuni mesi all’anno; l’applicazione della nuova Naspi ha rimosso, dalla sera alla mattina, quell’indennità che dava loro qualche garanzia reddituale nei periodi di inattività certamente non dipendente dalla loro volontà. Inevitabili e pesanti le ripercussioni anche dal punto di vista previdenziale.
“I lavoratori stagionali, pur pagando i contributi assai pesantiandranno in pensione con trattamenti pensionistici assai bassi” ha spiegato Pierangelo Raineri, segretario generale della Fisascat Cisl. “Anche per questo – ha sottolineato – la specifica condizione delle lavoratrici e dei lavoratori stagionali del settore turistico a seguito della introduzione della Naspi non può essere rimossa dal dibattito pubblico”. “Il tema dunque merita maggiore attenzione da parte del Governo -. ha aggiunto Raineri – Non possiamo consentire che 250mila famiglie italiane subiscano una drastica riduzione del loro reddito, sarebbe un grave danno per l’intera economia nazionale”.
“Assumere come priorità il trattamento economico da riconoscere agli addetti stagionali del turismo durante le fasi di inattività dà l’idea di che politica settoriale si voglia realizzare -. ha concluso il leader della federazione cislina del terziario, turismo e servizi – Per conservare ed accrescere il ruolo fondamentale delle alte professionalità nel settore occorre garantire loro un trattamento di integrazione al reddito degno di questo nome, altrimenti chi esprime un alto livello di professionalità abbandonerà il nostro Paese ed andrà ad arricchire e a rendere più competitiva l’offerta turistica di altre nazioni”.
L’Italia del turismo, quinta nella classifica mondiale per arrivi internazionali dopo Francia, Usa, Spagna e Cina, coi suoi 48,6 milioni di visitatori esteri registrati nel solo 2014 – anno che segnalò un incremento di ben 1,8 milioni di arrivi esteri rispetto a quello precedenti – rischia di imboccare la strada del depauperamento delle professionalità settoriali più importanti e qualificate; proprio per questo per la Fisascat riconoscere alle centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori stagionali del comparto un congruo sostegno al reddito nei mesi di inattività resta una priorità irrinunciabile.

Ufficio Stampa Fisascat Cisl Nazionale

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