Roma, 2 settembre 2016. “Fino a quando non cambieremo il patto di stabilità a livello europeo, svincolando gli investimenti pubblici dal rapporto deficit/pil, il nostro paese sarà irrimediabilmente condannato a tassi di crescita vicini allo zero”. Lo sostiene la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una nota. “I dati del Pil diffusi oggi dimostrano ancora una volta che la nostra economia è sostanzialmente ferma, nonostante qualche timido segnale di progresso, in particolare nel settore agroalimentare. E’ da mesi che noi sosteniamo che occorre una manovra espansiva sostenuta da un grande “patto” tra il Governo e le forze sociali, finalizzato alla riduzione delle tasse nazionali e locali per i lavoratori, i pensionati e le imprese che investono ed assumono, puntando all’aumento della produttività, all’innovazione, ad una maggiore qualità in tutti i settori, dall’industria, al terziario, ai servizi pubblici, favorendo ed incentivando la partecipazione dei lavoratori. Per questo è molto importante il confronto che abbiamo aperto da qualche mese con il Governo per cambiare le attuali regole del sistema pensionistico ed innovare anche, con le necessarie risorse, le politiche attive sul lavoro, sulla scia della positiva intesa che con grande senso di responsabilità abbiamo raggiunto ieri con Confindustria sulle aree di crisi, la riqualificazione dei lavoratori e gli ammortizzatori sociali. Per stimolare la crescita è poi indispensabile un piano selettivo e straordinario di investimenti pubblici nei settori delle infrastrutture, dell’energia pulita, del sostegno all’innovazione ed alla ricerca, svincolati dall’attuale patto di stabilità. C’è poi il problema della tutela del patrimonio artistico ed architettonico, la messa in sicurezza degli edici pubblici e privati dal rischio sismico e idrogeologico sui quali bisogna intervenire con un piano nazionale trasparente e serio, sostenuto dall’Unione Europea. Ecco perchè se il Governo Renzi vuole avere più forza e determinazione nelle sue legittime rivendicazioni a livello europeo, deve ricercare la massima coesione e condivisione di obiettivi e strumenti, coinvolgendo molto di più le parti sociali nelle politiche di sviluppo e di crescita, su cui tutti i soggetti, istituzionali, politici e sociali dovranno assumersi le proprie responsabilità, così come avvenne nella positiva stagione dei grandi accordi di concertazione degli anni novanta che ci consentirono di sconfiggere l’inflazione e di entrare in Europa”.