Roma, 13 febbraio – “Sugli scioperi la posizione ufficiale di Agens è una mezza verità”, con queste parole Salvatore Pellecchia, Segretario nazionale della Fit-Cisl, risponde all’associazione datoriale intervenendo al seminario sul tema ‘L’equo bilanciamento tra l’esercizio del diritto di sciopero e il diritto alla mobilità. Dalla l. 146/1990 alle discipline di settore: possibili evoluzioni normative e regolamentari’. “Agens – spiega Salvatore Pellecchia – stigmatizzando l’abuso dello strumento dello sciopero da parte di sigle sindacali poco rappresentative, sembra auspicare correttivi della legge che, di fatto, limiterebbero l’esercizio del diritto di sciopero per quelle sigle che, negli anni, hanno dimostrato responsabilità e correttezza”. “L’associazione datoriale – prosegue il Segretario nazionale della Fit-Cisl – dimentica la corresponsabilità di tante aziende che, non rispettando i contratti di lavoro e gli accordi sindacali, creano un cattivo clima di relazioni industriali, esasperano i lavoratori e favoriscono quanti utilizzano lo sciopero per creare consensi verso sigle poco rappresentative. Interventi di legge che, con l’obiettivo di ridurre la possibilità di ricorso allo sciopero, puntano ad appesantire la normativa vigente con ulteriori vincoli procedurali, non sono di certo la soluzione al problema in quanto non penalizzerebbero solo chi è solito abusare di un diritto previsto dalla nostra Costituzione. Referendum preventivo e dichiarazione preventiva di adesione da parte del singolo lavoratore non risolverebbero comunque il problema. L’attuale normativa è già squilibrata a sfavore dei lavoratori. Quando c’è uno sciopero le aziende, in particolare quelle di tpl, non subiscono le stesse penalizzazioni di utenti e lavoratori. I conti sono presto fatti. Le aziende risparmiano: sugli stipendi dei lavoratori che protestano, sul carburante, sull’energia e su altre spese di gestione mentre continuano a incassare i corrispettivi per abbonamenti e biglietti. Inoltre non è sempre chiaro se gli enti pubblici interessati versino i corrispettivi economici anche quando il servizio non viene erogato a causa degli scioperi”. Conclude il Segretario nazionale: Il fenomeno sciopero andrebbe meglio analizzato in termini di causa-effetto e, per le aziende che non rispettano gli accordi sindacali liberamente sottoscritti, andrebbe previsto un sistema sanzionatorio. Se poi si intende comunque agire sulla legge ricordiamo che, dal 2015, la Fit-Cisl ha presentato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare accompagnata da più di 80mila firme certificate, conosciuta come ‘Sciopero intelligente’, che se varata costringerebbe, nei periodi di scioperi e al verificarsi di determinate condizioni, le aziende a rimborsare ai viaggiatori quota parte dell’abbonamento o del biglietto e a versare nei fondi bilaterali di solidarietà (n.d.r. finalizzati alla gestione del welfare e delle crisi aziendali) quanto ricevuto a titolo di finanziamento pubblico in virtù nel servizio non erogato. Solo intervenendo sulle cause del conflitto e inserendo deterrenti per le aziende che non rispettano i contratti di lavoro e gli accordi sindacali si potrà favorire una riduzione significativa del ricorso allo sciopero nei servizi pubblici e si potranno creare le condizioni per migliorare un servizio, quello della mobilità, di strategica importanza per l’intero Paese”.