Bari, 11 Ottobre 2017 – La lotta ai caporali “si gioca anche sul versante culturale, con un grande investimento in formazione, informazione, rispetto delle regole sociali, contrattuali, legislative. Qualità dell’impresa e qualità del lavoro devono diventare in agricoltura facce della stessa medaglia”. E’ quanto ha sottolineato oggi a Bari il Segretario generale della Fai Csil, Luigi Sbarra, intervenendo al convegno “L’agroalimentare del futuro”, organizzata da Cisl e Fai Cisl, alla presenza del ministro Martina e della segretaria generale Cisl Furlan. “Con la Legge 199 abbiamo conquistato un traguardo storico ma ad un anno dall’approvazione qualcosa è andato indebolendosi nel percorso di attuazione” ha tenuto a precisare Sbarra secondo il quale occorre fare di più in particolare su quella che è “l’altra gamba della politica di contrasto: quella della prevenzione e del coinvolgimento sociale nelle strategie di contenimento del fenomeno”. Le leve sociali – spiega “restano inattive, e si fatica ad aprire una stagione di efficace collaborazione sui territori tra istituzioni e parti sociali agricole”. Inoltre “la Rete del lavoro di qualità non decolla, la Cabina di regia non trova ancora le sue necessarie declinazioni territoriali, il protocollo interministeriale Fuori dal Ghetto stenta ancora a dare frutti in tante delle province”. Serve “una svolta”, questi strumenti “vanno attivati e implementati”. La Fai Cisl “rivendica un ruolo attivo in questa battaglia: il presidio sociale si rilancia dando affidamenti alla contrattazione decentrata e alla bilateralità”.
Il segretario Fai Cisl ha anche toccato il tema delle retribuzioni nei contratti agricoli: “Oggi, è quasi sfruttamento – sottolinea. “Le tabelle Inps relative alle retribuzioni dei contratti agricoli di prestazione occasionale sono semplicemente vergognose. Perché discriminare i braccianti con paghe inferiori del 50 per cento rispetto agli altri settori? I riferimenti orari vanno alzati alla media dei contratti provinciali, altrimenti siamo in una zona di quasi-sfruttamento. Che pudore – ha aggiunto – un Paese che si dice contro il caporalato e poi riconosce 6 euro l’ora a un bracciante? Ci vuole coerenza e riconoscere la giusta retribuzione a centinaia di migliaia di donne e uomini che svolgono un lavoro usurante su cui si poggia l’eccellenza e la ricchezza del nostro made in Italy”. “Occorre riconoscere ai beneficiari dei contratti di lavoro occasionale in agricoltura retribuzioni confrontabili con quelle previste negli altri settori produttivi. Su questi temi la Fai Cisl chiede l’apertura di una fase di confronto responsabile con il sindacato”, conclude Sbarra.