Roma, 19 marzo 2018.. La strategia è avviare subito una strategia nazionale per l’acqua, al pari di quella dell’energia, per garantire la sostenibilità del sistema idrico nazionale ed assicurare un governo efficace della filiera dell’acqua, che parte dalla captazione, passa per la distribuzione con l’uso domestico, agricolo e industriale e finisce con la sua reimmissione nell’ambiente. È la proposta emersa nel corso del convegno “Acqua, vita e coesistenza tra i popoli”, una due giorni organizzata dalla Femca-Cisl nazionale e che ha visto la partecipazione delle principali aziende pubbliche e private del Paese. “Nel corso dei lavori – ha dichiarato Nora Garofalo, segretaria generale della Femca – abbiamo presentato le nostre proposte, frutto di un lungo studio interno e di un serrato confronto con gli altri protagonisti impegnati nel settore. Innanzitutto, bisogna dare piena attuazione alle Direttive europee aggiornando e adeguando le norme nazionali, in attesa di una riforma complessiva del settore. Prioritaria è l’effettiva operatività nei distretti idrografici con la ridefinizione dei loro confini e la revisione dei piani di gestione, il cui controllo deve essere affidato alle autorità di bacino nazionale, con l’auspicabile coordinamento a livello centrale, che può essere demandato alla ARERA (Autorità di regolazione per l’energia il gas e il sistema idrico). La governance del settore, però, passa dalla realizzazione di infrastrutture acquedottistiche, fognarie e depurative. In base ai dati pubblicati dal Rapporto Blue Book 2017 – spiega Garofalo – le reti presentano infatti un elevato grado di vetustà, tanto che il 60% delle infrastrutture è stato messo in posa oltre 30 anni fa (percentuale che sale al 70% nei grandi centri urbani) ed il 25% di queste opere supera i 50 anni (arrivando al 40% nelle città). Le perdite delle reti hanno percentuali differenziate: 26% al Nord, 46% al Centro e 45% al Sud. Si stima che un investimento di 66 miliardi di euro, utilizzando le risorse europee e spalmando la spesa in 30 anni, potrebbe avere un effetto occupazionale quantificabile tra 150 e 200 mila addetti. Il futuro del settore passa attraverso l’ambiente: è necessario depurare e riutilizzare l’enorme quantità di acque reflue che proviene dall’utilizzo industriale agricolo e domestico, e che viene scaricata nell’ambiente, in modo da soddisfare la crescente domanda di acqua dolce. Infine, riteniamo indispensabile il coinvolgimento di cittadini e organizzazioni dei consumatori e dei lavoratori per avviare una strategia di informazione per aumentare l’attenzione e la consapevolezza sui temi dell’acqua. In un’epoca in cui le crisi idriche sono destinate ad aumentare, ed il controllo dell’oro blu potrà scatenare guerre e rivolte, come ha ammonito il Papa, ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi per tutelare e valorizzare questo bene comune primario, il principio di tutte le cose, “creatura utile, umile e pura”, come nel “Cantico delle Creature” San Francesco definiva “sorella acqua”, ha concluso la Segretaria generale della Femca.