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Tav. Furlan: “Lavoro viene da investimenti in infrastrutture ed innovazione. In Italia 670 opere pubbliche incompiute e bloccate da veti”

Pubblicato il 31 Lug, 2018
31 luglio 2018- “Non sappiamo se la strada giusta sulla Tav sia quella del referendum proposto dal Governatore del Piemonte, Chiamparino. Sappiamo che sarebbe una sciagura pagare miliardi di euro di penali e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e la sussistenza di tante famiglie, per arrestare un progetto infrastrutturale come la Tav che è già in fase avanzata da alcuni anni anche in Francia”.  È quanto sottolinea oggi in una lettera aperta su “Il Messaggero” la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in cui sostiene che la mancanza di infrastrutture sta pregiudicando il futuro della nostra economia. “È lunghissima la lista delle opere pubbliche in fase di realizzazione bloccate da ritardi amministrativi, veti della politica, ricorsi alla magistratura, appalti truccati, revisioni dei prezzi, campagne ideologiche” aggiunge la leader della Cisl. “Secondo i dati dello stesso Ministero delle Infrastrutture ci sono 670 opere pubbliche incompiute e cantieri fermi a vario titolo in Italia per un valore complessivo di 21 miliardi di euro. Una cifra enorme ed in costante aumento. Parliamo di porti, acquedotti, dighe, raccordi stradali, ferrovie, fino alle scuole dei piccoli Comuni. Si stimano in 330 mila posti di lavoro ed in 75 miliardi di euro le ricadute che lo sblocco di queste opere pubbliche avrebbero sull’economia nazionale”. Per la Furlan, “la politica continua a discutere di questioni astratte, nella pia illusione che lo sviluppo e l’occupazione dei giovani possa arrivare dalla regolazione del mercato del lavoro, introducendo norme restrittive sui contratti e ripristinando in alcuni settori i voucher che rappresentano lo 0,01 della forza lavoro in Italia, con inevitabili conflitti sociali. Si fa fatica a comprendere che sono gli investimenti in infrastrutture, innovazione, ricerca, formazione a fare da moltiplicatore per la creazione di posti di lavoro, in un paese, tra l’altro, spaccato in due come l’Italia, dove servirebbero incentivi forti per le assunzioni a tempo indeterminato, diversificati tra Nord e Sud. Questa visione della crescita è mancata finora nell’azione del Governo”. Per la leader della Cisl “le vicende della Tav o del Gasdotto in Puglia sono emblematiche soprattutto per il segnale che stiamo lanciando agli investitori stranieri che ancora producono in Italia o avrebbero intenzione di farlo. Bisognerebbe aprire una discussione seria con le forze sociali più rappresentative su come sbloccare le opere pubbliche, su come favorire gli investimenti ed una nuova politica industriale in Italia, con obiettivi concreti ed il contributo responsabile di tutti i soggetti. Questa è la vera concertazione”, sottolinea la Segretaria della Cisl. “Mandare la palla in tribuna è solo un alibi per continuare ad alimentare un clima permanente da campagna elettorale che non serve al paese ed ai cittadini”.

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