Roma, 13 febbraio 2019 – “Sul DDL “Concretezza” occorre ora un “piano industriale” condiviso con il mondo del lavoro pubblico, realizzato attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali perché solo valorizzando e motivando il personale che presta servizio nelle P.A. si può migliorare la legalità, l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa, a beneficio dei cittadini e delle imprese”. Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, dopo l’Audizione di oggi sul Ddl concretezza.
http://youtu.be/3ftw6ntyRy0 “Dal decreto sopravanza un approccio più legislativo che organizzativo. Il Nucleo sulla concretezza che prevede i poteri di segnalazione dei prefetti sulle eventuali irregolarità dell’azione amministrativa vengono previsti dal provvedimento senza mutare ruoli e funzioni di altre istituzioni, organismi e commissioni già previste, rischiando di creare un ingorgo di competenze, ruoli e funzioni e non intervenendo sulle prerogative dell’Ispettorato di cui all’art. 60, comma 6, del Dlgs 165/2001, degli Organismi indipendenti di valutazione e persino dell’ANAC per gli aspetti legati al contrasto della corruzione. Il nucleo inoltre insiste sul ruolo e sull’esercizio delle funzioni dirigenziali che a nostro parere debbono essere maggiormente rafforzate da adeguate garanzie di indipendenza utili a un migliore svolgimento delle loro prerogative. Per quanto concerne le istituzioni scolastiche, poi, ci sembra improprio assegnare una funzione di controllo ad organismi avulsi da ogni nozione educativa e didattica. Per tali motivi si ritiene che la scuola dovrebbe essere esclusa dalle attività del costituendo Nucleo. Le misure di contrasto all’assenteismo vanno valutate nel concreto, evitando di alimentare un immotivato clima di sfiducia del lavoro pubblico, costruito sugli sbagli di pochi e tutelando il benessere organizzativo e l’immagine di chi svolge la propria attività con abnegazione e spirito di servizio. Siamo dell’idea che il fenomeno dell’assenteismo vada contrastato in concreto, evitando che l’insieme del lavoro pubblico venga mortificato e penalizzato per gli abusi commessi da pochi che vanno individuati, isolati e puniti, utilizzando le norme già previsti. L’introduzione di sistemi di identificazione biometrica e videosorveglianza, infatti, lungi dal poter essere considerati semplicemente quale un nuovo strumento di prevenzione dell’assenteismo a garanzia dell’efficienza della PA, risulta andare ben oltre tale finalità. È del tutto evidente che una tale disposizione invade gravemente la privacy dei lavoratori. Il Codice della Privacy impone infatti espressamente il rispetto del principio di necessità nel trattamento dei dati (art. 3 d.lgs. 196/2003) in forza del quale, come più volte chiarito dallo stesso Garante, i dati personali dovrebbero essere trattati soltanto quando la finalità perseguita con quel preciso trattamento non possa essere raggiunta ragionevolmente con altri mezzi e soltanto nei limiti di quanto risulti indispensabile in vista di tali finalità. Aspetto ribadito dalle fonti comunitarie”.
“Se queste osservazioni valgono per l’intera P.A., – prosegue Ganga – per quanto riguarda le istituzioni scolastiche si osserva che la rilevazione dei dati biometrici appare decisamente sproporzionata in relazione alle caratteristiche delle unità amministrative. Infine, rispetto alle dotazioni organiche, occorre un piano assunzionale che vada oltre il superamento del turn over e che elimini le ‘sacche’ di precariato ancora fortemente presenti nella Pubblica Amministrazione e nella scuola. I nuovi fabbisogni organizzativi impongono di aggiornare e non disperdere le competenze acquisite e le esperienze maturate. Ciò richiede di puntare anche ad un massiccio piano di riqualificazione dell’attuale forza lavoro ed è per questo che le misure vanno completate inserendo nel provvedimento specifiche procedure che valorizzino le lavoratrici e dei lavoratori già in servizio. Questo attraverso: l’aumento dal 20 al 50%del limite con cui le amministrazioni possono avvalersi del sistema delle procedure selettive destinate al personale già alle proprie dipendenze. Una disposizione che non può prescindere da una ricognizione interna per accertare il possesso, da parte dei dipendenti, dei titoli necessari per l’area/categoria superiore, la stessa per cui si intenda procedere a reclutamento dall’esterno. Allo stesso modo si dovrebbe procedere per l’accesso alle qualifiche dirigenziali, prevedendo percorsi di valorizzazione per i funzionari – in possesso dei titoli necessari – già in forza alle amministrazioni.