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Ddl Pillon. Ocmin: “Disegno di legge sull’affido condiviso va modificato radicalmente”

Pubblicato il 7 Mar, 2019

7 marzo 2019- “Il disegno di legge Pillon sull’affido condiviso va modificato radicalmente”. Lo dichiara in una nota Liliana Ocmin, Responsabile Coordinamento Nazionale Donne Cisl. “E’ quello che come Cisl abbiamo tenuto a ribadire durante l’Audizione che si è conclusa da poco presso l’Aula della seconda Commissione Giustizia del Senato. Non vi sono dubbi sul fatto che ognuno dei due genitori abbia il diritto – ed anche il dovere – di concorrere alla crescita dei figli; né sul fatto che vi sono ancora molteplici passi da compiere per supportare questa idea della bi-genitorialità. Ma riteniamo che un intervento legislativo debba prioritariamente andare nella direzione di supportare e tutelare i diritti dei figli, specialmente nella situazione di conflittualità, prevedendo al contempo tutele rispetto ai doveri economici in carico alla parte genitoriale economicamente più debole. Per questo non abbiamo detto no tout-court al provvedimento, ma abbiamo voluto misurarci sui contenuti, sulle singole questioni, portando le nostre proposte di modifica ad una norma che si presenta troppo adulto-centrica e non orientata, quindi, al superiore interesse del minore che, invece, rappresenta per la convenzione ONU e la Costituzione il perno centrale. Come prima cosa, abbiamo chiesto di eliminare la prevista obbligatorietà dell’istituto della mediazione familiare, poiché questo contrasterebbe con quanto stabilito dall’art. 48 della Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, e creerebbe forti disparità tra famiglie in ordine alle diverse disponibilità economiche. Abbiamo chiesto, inoltre, la cancellazione dell’automatismo previsto in relazione all’assegno di mantenimento dei figli, e la revisione del “doppio domicilio”, i cui automatismi e la rigidità dei tempi di permanenza presso ciascun genitore non tengono conto delle esigenze di stabilità e serenità dei bambini e del fatto che non tutte le coppie hanno la possibilità di avere due abitazioni contigue e adatte agli spostamenti dei figli e a tempi di vita troppo precostituiti. Sulla cosiddetta “sindrome da alienazione parentale”, infine, condizione non supportata da riscontri scientifici univoci e certi, e riconducibili anche a temporanei disagi fisiologici dei figli, abbiamo riaffermato la necessità di valutazioni caso per caso da professionisti, anche qui senza automatismi, e di riconoscere al minore il diritto di essere ascoltato. Insomma, occorre riconoscere l’importanza della condivisione genitoriale ma senza derogare mai ai diritti dei bambini e della parte economicamente più debole della coppia genitoriale”.

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