CISL
CISL

  1. CISL
  2. /
  3. Comunicati stampa
  4. /
  5. Lavoro. Sbarra: “Bene Durigon...

Lavoro. Sbarra: “Bene Durigon sul decreto dignità, le causali per i contratti a termine siano affidate alla contrattazione collettiva”

Pubblicato il 12 Apr, 2019

Roma, 12 aprile 2019 –  “Apprezzabili le dichiarazioni del Sottosegretario al lavoro Durigon, il quale fa una analisi corretta degli effetti del decreto dignità, che, a causa della norma che impone causali rigide dopo 12 mesi, ha aumentato fortemente il turnover e di conseguenza auspica una discussione all’interno della maggioranza per modificarla”. Lo dichiara in una nota il Segretario Generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra. “In particolare sostiene che le causali vanno affidate alla contrattazione collettiva, che “va rimessa al centro”. Aggiungiamo che la restrizione operata dalle causali definite per legge ha anche assecondato la minore propensione ad assumere, a causa del rallentamento dell’economia dalla seconda metà del 2018. Il decreto dignità, senza stravolgerne la logica, va dunque corretto affidando l’individuazione di ulteriori causali alla contrattazione di secondo livello. Inoltre vanno esclusi i contratti stagionali dal computo del limite massimo del 30% rispetto al numero dei lavoratori a tempo indeterminato. Infine vanno escluse le stesse attività stagionali e le assunzioni in somministrazione a termine dal contributo aggiuntivo dello 0,5% previsto in caso di rinnovo, che rappresenta un vero paradosso, considerando che, nel primo caso, va a penalizzare assunzioni a cui le imprese sono tenute per legge per rispettare i diritti di precedenza, nel secondo caso va a colpire quello che è il corebusiness delle agenzie di somministrazione, la cui ragione sociale è proprio quella di rinnovare i contratti ai lavoratori. Contratti a termine e in somministrazione rappresentano infatti forme di flessibilità pulita, nonchè contrattualmente tutelata, e dunque non vanno eccessivamente penalizzate, altrimenti si rischia una riduzione di occupazione o la fuga verso forme ben più pericolose per la trasparenza del mercato del lavoro”.

Condividi