Roma, 4 Maggio 2020 – “Non è tempo di aprire conflitti tra sindacati ed imprese, ma di rafforzare la contrattazione rinnovando i contratti e di procedere insieme verso la definizione di un progetto per la crescita del Paese, che dopo l’emergenza deve ripartire. Immaginare di aprire conflitti sulla contrattazione credo sia non solo sbagliato in questo momento ma assolutamente incoerente con il rilancio dell’economia e con il recupero della produttività”. Lo afferma la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in una intervista all’ANSA, chiarendo la posizione della Cisl rispetto a quanto detto dal presidente designato di Confindustria, Carlo Bonomi sulla questione dei contratti e rilanciando la necessità di un patto sociale, di una “grande alleanza” per il futuro del Paese.
“La questione delle deroghe non è una novità. I due livelli contrattuali vanno mantenuti, ma già oggi a livello aziendale esistono accordi che anche in deroga rispondono di volta in volta a necessità particolari, per l’organizzazione di lavoro, l’orario e condizioni specifiche”, ha sottolineato Furlan ribadendo però che “imprescindibile” è il rinnovo dei contratti nazionali perché ci sono “10 milioni” di lavoratori in attesa.
“La contrattazione è uno strumento importante anche per gestire contrattualmente l’innovazione tecnologica, di cui abbiamo bisogno – osserva Furlan. In questi giorni si parla tanto di smart working, finalmente rivalutato più per necessità che per virtù, per il quale bisogna definire bene regole precise, a garanzia dei lavoratori e delle lavoratrici e farlo attraverso i contratti, lo strumento migliore per gestire questo nuovo ‘abito’ nella specificità delle imprese e dei settori”.
“Semmai il tema è uscire dalla logica delle deroghe e rafforzare quella contrattazione territoriale e aziendale per creare una risposta più veloce e attinente su alcune specificità”, ha aggiunto Furlan, tornando a puntare l’attenzione anche sul tema della partecipazione. “Suggerirei un ragionamento finalmente più aperto di Confindustria rispetto alla partecipazione dei lavoratori: siamo davanti ad una situazione economica grave, le nostre imprese vanno sostenute. La partecipazione dei lavoratori all’azionariato e alla governance delle imprese è una leva di successo. Se Bonomi vuole innovare le relazioni industriali, la Cisl è pronta e disponibile a darsi obiettivi e percorsi comuni che facciano crescere la produttività”.
Ma per la leader della Cisl occorre costruire insieme un progetto per il Paese e le convergenze sulla necessità di “ripartire dall’innovazione tecnologica, dallo sblocco delle infrastrutture materiali e immateriali, dagli investimenti sulla scuola e sulla ricerca” e di “irrobustite le buste paga dei lavoratori attraverso una detassazione forte sugli aumenti contrattuali e sulla produttività. Quindi su questi aspetti, Bonomi richiama posizioni note e poste da tempo da Cgil, Cisl e Uil: questo mi sembra un buon punto di partenza. Iniziamo a lavorare insieme su un progetto importante forte per rilanciare il Paese, a partire da quegli investimenti che devono avere come priorità i collegamenti infrastrutturali, il dotare tutto il Paese della banda larga, l’innovazione e la ricerca che insieme alla formazione fanno la differenza”.
Di fronte a quello che sta vivendo Paese per Furlan “il tema è quello delle prospettive economiche e del lavoro. Questa è oggi la questione fondamentale. Non a caso abbiamo sollecitato più volte il presidente del Consiglio perché accanto alla fase due inizi un lavoro con le parti sociali per individuare quale è il progetto per il futuro del Paese”. “Non serve il conflitto – ribadisce – ma un grande patto per il Paese mettendo insieme idee, proposte e risorse: dobbiamo incontrarci, parti sociali e governo per definire un progetto di sviluppo e crescita” conclude ribadendo in sintesi le priorità: “Tenere insieme la gestione dell’emergenza, continuare a finanziare gli ammortizzatori sociali e garantire la liquidità alle imprese ed iniziare a definire un progetto Paese, che non può prescindere dagli investimenti sulle infrastrutture materiali e immateriali, sull’innovazione, sulla ricerca e sulla scuola. Occorre “un grande patto, una grande alleanza tra istituzioni e parti sociali su come far ripartire la crescita. Nessuno – conclude – può farcela da solo e questo vale per i Paesi europei ma anche nel nostro Paese per i soggetti istituzionali e sociali”.