Nel corso dell’assemblea nazionale della Cisl si è snodata una densa sequenza di interventi e testimonianze, a partire dalle parole del Segretario Confederale Mattia Pirulli, che ha introdotto i lavori ricordando il percorso partecipato che ha coinvolto l’intera comunità della Confederazione: «Questa giornata conclude un percorso che ha coinvolto l’intera comunità della CISL e che si è sviluppato in una moltitudine di eventi capaci di valorizzare le differenti sensibilità di ogni struttura. 54 iniziative svolte in meno di un mese. Iniziative diverse ma unite da un chiaro messaggio di pace che, a partire dal nostro Statuto, la Cisl ha sempre declinato in azioni concrete e coerenti».
È poi intervenuto il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Tajani, richiamando la responsabilità delle istituzioni e della comunità internazionale di fronte ai conflitti aperti nel mondo, ribadendo l’urgenza di un impegno comune per sicurezza, stabilità e cooperazione. L’Italia, ha affermato, «sta facendo di tutto per costruire la Pace».
A seguire, l’europarlamentare Giorgio Gori ha sottolineato la necessità di rilanciare il progetto europeo puntando su coesione, politiche comuni e responsabilità condivise davanti alle crisi globali. «La pace va difesa con gli strumenti della difesa: no alla normalizzazione della guerra, ma non possiamo essere inermi di fronte ai conflitti», ha dichiarato.
La giornata è proseguita con la forte testimonianza dell’inviato di guerra del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, e con le riflessioni del professor Vittorio Emanuele Parsi, che hanno offerto una lettura profonda delle condizioni necessarie per costruire una pace sostenibile e duratura.
In un videomessaggio, l’Alta Rappresentante dell’Unione Europea Kaja Kallas ha richiamato la portata globale della guerra in corso: «La guerra della Russia all’Ucraina rappresenta una minaccia esistenziale per l’Unione Europea. Porre fine alla guerra in modo giusto e sostenibile è il primo passo di un lungo percorso per riscrivere l’equilibrio internazionale e farlo funzionare per ogni Paese». Ha poi aggiunto: «Il problema è che ogni volta che si cerca di portare la Russia al tavolo dei negoziati la Russia non arriva. Come si può dialogare quando una delle due parti si rifiuta di parlare? Credo che la pace non sia l’assenza di guerra: la sicurezza è una funzione di una democrazia solida basata sulla legge che funziona per tutti».
Particolarmente atteso l’intervento di Oleksandra Romantsova, Premio Nobel per la Pace 2022, che ha ricordato quanto il futuro dell’Ucraina resti complesso: «Il nostro sogno è poter aderire all’Unione europea perché ci darebbe un senso di appartenenza a una famiglia dove vigono la democrazia e i valori civili».
A questo si è aggiunto il messaggio di Oleksandra Matviichuk, anche lei Premio Nobel per la Pace 2022: «In Ucraina stiamo combattendo non solo per noi stessi ma per la libertà di tutti perché solo la diffusione della libertà può rendere il nostro mondo più sicuro».
Lo scrittore Emanuele Fiano ha poi richiamato il valore universale della libertà: «La libertà deve essere di tutti gli esseri umani a prescindere dalla fede religiosa, dal credo politico, dal colore della pelle o dal luogo di nascita, e noi dobbiamo batterci in tutto il mondo per affermare questo principio».
Infine, hanno portato la loro esperienza due voci femminili che vivono in prima persona le conseguenze del conflitto russo-ucraino. La giornalista e dissidente russa Anna Zafesova ha spiegato: «Non è un conflitto solo territoriale, ma una guerra tra due diverse visioni politiche, sociali e culturali. Non si vuole solo conquistare un paese, ma emerge l’intolleranza verso un modello di valori». La leader dell’opposizione bielorussa in esilio, Svetlana Tikhanovskaya, ha raccontato la drammaticità della situazione nel suo Paese: «La Bielorussia sembra un paese pacifico ma è immerso nella guerra. Mezzo milione di concittadini vivono in esilio, diverse migliaia in prigione. Lottare per una Bielorussia libera è una maratona, correre con gli amici. Grazie per aver corso con noi, grazie per correre per la pace e per la solidarietà».
Un contributo particolarmente significativo è arrivato anche da Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace 2003, che ha portato l’attenzione sulla situazione iraniana: «L’Iran sta affrontando una grave crisi economica che ha spinto il 35% della popolazione sotto la soglia di povertà. Io qui oggi chiedo a tutti di non sostenere il dittatore perché i giovani torneranno a mobilitarsi e riporteranno in Iran la libertà».
Ha offerto una prospettiva preziosa anche Giulio Albanese, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma e missionario comboniano: «Ammiro molto la linea pragmatica che la Cisl rappresenta nel movimento sindacale, soprattutto per l’impegno sui grandi valori del rispetto della persona, della dignità del lavoro, del bisogno universale di pace».
Tra gli interventi si è inserita inoltre Cecilia Brighi, Segretario generale di Italia-Birmania Insieme, che ha richiamato l’attenzione sulla drammatica situazione del Myanmar: «La diplomazia deve impegnarsi per la costruzione di uno Stato democratico e federale con un autentico controllo civile sui militari, garantendo la giusta punizione per i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi in questi anni di terrore. Se non avremo il coraggio di agire con decisione, sarà in gioco non solo l’eroico sacrificio dei nostri amici del Myanmar, ma anche il futuro della democrazia, non solo in Myanmar ma anche in Europa».

















