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Camere di Commercio. Fisascat Cisl: urgente prevedere il confronto fra Unioncamere e sindacati

Pubblicato il 23 Nov, 2016

Roma, 23 novembre 2016. Massiccia l’adesione alla mobilitazione indetta a Roma davanti la sede del Ministero dello Sviluppo Economico dai sindacati di categoria Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per protestare contro il decreto di riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio italiane – che andrà al Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni per l’approvazione definitiva – che potrebbe compromettere la qualità dei servizi di promozione delle economie locali sinora garantiti dal sistema camerale e dai cui potrebbero derivare rischi occupazionali per i dipendenti dalle aziende speciali. Le sigle del terziario e del pubblico impiego, ricevute dal ministro Calenda nel corso della manifestazione, hanno espresso forti preoccupazioni sulle negative ripercussioni occupazionali che la riduzione del diritto annuale ed i processi di accorpamento e di cessazione di molte aziende speciali potrebbero ingenerare. Da parte sua, il ministro Calenda ha ribadito alle organizzazioni sindacali la ferma volontà del Governo di non compromettere i livelli occupazionali esistenti in seno al sistema camerale globalmente inteso. La Fisascat ha in particolare stigmatizzato la lacuna normativa in relazione al piano di riorganizzazione che Unioncamere dovrà elaborare anche per le aziende speciali. «Crediamo si debba prevedere una integrazione al Decreto Legislativo stabilendo una norma sulla la titolarità in capo ad Unioncamere ad avviare il confronto con i sindacati sul piano di razionalizzazione, che riguarda anche le aziende speciali, affinché la riforma del sistema camerale non si traduca nella mera riduzione dei diritti e nella perdita di posti di lavoro» ha spiegato Dell’Orefice sottolineando in particolare che «i dipendenti delle Unioni Regionali e delle Aziende Speciali, ai quali viene applicato il contratto nazionale del terziario, della distribuzione e dei servizi, anche in ragione della natura e delle caratteristiche dimensionali delle imprese d’appartenenza, non hanno accesso all’utilizzo della cassa integrazione né dei contratti di solidarietà». «Sarà dunque necessario prevedere nel decreto legislativo che il Consiglio dei Ministri licenzierà il reimpiego dei lavoratori in esubero nell’ambito delle aziende speciali e nelle Unioni regionali che continueranno ad operare anche per il tramite di processi di riqualificazione e di aggiornamento professionale» ha concluso il sindacalista.

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