6 giugno 2018- “Pierre Carniti è stata una figura straordinaria, un punto di riferimento costante per tutti noi, un uomo che ha segnato con le sue battaglie, le sue intuizioni, la sua coerenza politica, morale e spirituale la storia del movimento sindacale”. È quanto sottolinea oggi dalle colonne di “Avvenire” ed ‘Il Dubbio‘ la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, in un ritratto del leader cislino morto ieri a Roma all’eta di 81 anni.
“Ho conosciuto Pierre Carniti tanti anni fa, quando giovanissima iniziavo piena di speranze e di ideali il mio percorso sindacale nella Cisl-spiega Furlan. “Per Carniti il sindacato ha come unico limite alla sua autonomia, la responsabilità di firmare il contratto, di fare accordi. Senza se e senza ma. Non farlo significa negare la propria funzione”, scrive la Furlan. “Questo è un punto essenziale per comprendere la grandezza del sindacalista e tutte le scelte compiute da Pierre Carniti nella sua vita: la soggettività politica autonoma del sindacato è fondamentale per giudicare l’azione sindacale della Cisl che fu alla base dell’accordo di San Valentino del 1984 sul taglio della scala mobile e che pose le basi per la stagione successiva degli accordi sulla politica dei redditi dei primi anni novanta”. La leader della Cisl sottolinea a tal proposito che “la forza sindacale ti obbliga a maggiori responsabilità di governo se vuoi davvero tutelare chi rappresenti a meno che i tuoi obiettivi siano di portata diversa. Questo fu il terreno di divisione tra la Cisl e la Cgil nel 1984 quando il Pci di Berlinguer ammonì il sindacato a non assumere impegni con il Governo, a non fare nessun “scambio politico”. Non era la teoria della cinghia di trasmissione, ma per usare una espressione dello stesso Carniti era l’enunciazione “dell’ autonomia limitata”. Fu una delle ragioni che portò Ezio Tarantelli a scegliere la Cisl per la sua battaglia contro l’inflazione, una decisione che pagò poi con la propria vita”. Secondo la Furlan “il compito e l’obiettivo storico della Cisl rimane proprio quello che ci ha sempre chiesto Carniti: occuparci dei più deboli, andare oltre la quotidianità del mestiere. Redistribuire il lavoro e la ricchezza, governare i nuovi processi di digitalizzazione. Aprire, soprattutto, il sindacato ai giovani cercando di interpretare le loro istanze ed i loro bisogni. Ma uscire anche da un ruolo troppo ingessato e burocratico del sindacato, con scelte trasparenti sul piano organizzativo ed aprendosi a nuovi servizi ed a nuove tutele nelle aziende e nel territorio. Costruire un mondo migliore, con un po’ più di eguaglianza e di giustizia sociale. Questa è la grande lezione storica e culturale che ci ha lasciato Pierre Carniti, cui va tutto il nostro commosso ricordo ed il nostro immenso affetto. Una lezione che dobbiamo saper trasmettere ai giovani ed a quelli che verranno dopo di noi” conclude Furlan.