“Parliamo di un rinnovo contrattuale che attendono oltre 100mila donne e uomini che, al pari dei propri colleghi del servizio sanitario pubblico, si sono messi in gioco in prima persona per salvare vite umane durante l’emergenza Covid. Ad oggi viene negato loro un diritto alla giusta retribuzione, con un contratto collettivo scaduto da 14 anni e dopo 3 anni di trattative e la pre-intesa del 10 giugno scorso”, specificano.
“Aris ed Aiop – continuano i segretari – e le imprese a loro iscritte, fanno grandi profitti con risorse pubbliche ma non hanno certo nessun riguardo nemmeno per i cittadini che dovranno avere servizi sanitari nelle loro strutture e che rischiano di subire i disagi inevitabili delle mobilitazioni e delle proteste verso chi si rifiuta di rinnovare il CCNL dopo accordo raggiunto e aver ottenuto piene rassicurazioni economiche dal Ministero della Salute e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome per coprire parte del costo economico del rinnovo”.
“Chiediamo – concludono Landini, Furlan e Bombardieri – che le Regioni e il Governo facciano immediatamente sentire la propria voce in difesa dei diritti di lavoratrici, lavoratori e professionisti, impegnandosi, in caso di mancato rinnovo, per una revisione integrale del sistema degli accreditamenti, così come ci aspettiamo un intervento deciso da parte di Confindustria già nelle prossime ore. In assenza di una ratifica definitiva lo sciopero nazionale di comparto resta inevitabile”.