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Coronavirus. Furlan: “Chiudere le province lombarde più colpite”

Pubblicato il 29 Mar, 2020

29 marzo 2020 – La Cisl propone di chiudere alcune zone della Lombardia “perche’ il contenimento del contagio non tocca ancora livelli rassicuranti e perche’ i positivi restano sottostimati rispetto alla realta’. Noto anche che il modello ha funzionato a Codogno. Li’ i casi sono azzerati”. Lo dice al quotidiano La Repubblica la Segretaria generale Annamaria Furlan. “Sono almeno due settimane che noi chiediamo questa soluzione, come Cisl lombarda, insieme a Cgil e Uil – aggiunge -. Prima si applicano misure risolute e prima ne usciamo. La chiusura, preciso, non dovra’ riguardare necessariamente l’intera Lombardia. Bisogna fermare le province lombarde maggiormente flagellate ed estendere il blocco alle zone del piacentino o del padovano dove si registrano focolai permanenti”. Furlan commenta poi la richiesta di una riapertura di tutte le imprese, avanzata da alcune parti politiche ma anche da diversi imprenditori: “Dobbiamo aspettare – spiega la leader della Cisl -. Sarebbe un errore grave tornare indietro, a una settimana dalla individuazione delle imprese indispensabili alla vita del Paese. Noi dobbiamo ascoltare gli uomini di scienza. Decidano loro quando e come riaprire le aziende”.
Per aiutare di piu’ chi e’ in difficolta’ “servono strumenti efficaci e veloci – aggiunge Furlan -. Servono sostegni al reddito che diano tranquillita’. Stare in casa, temere per il contagio, e intanto non poter cercare un lavoro: queste sono condizioni che portano alla disperazione. Bene la volonta’ del governo di rinnovare e ampliare l’aiuto da 600 euro in favore degli autonomi e delle partite Iva. Si puo’ partire dal reddito di cittadinanza che ha gia’ disegnato una mappa delle famiglie in difficolta’. Si studi anche un prolungamento dell’indennita’ di disoccupazione”.

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