Firenze, 15 aprile 2020 – “Non ci sono territori, settori produttivi o attività economiche che usciranno indenni. La transizione sarà lunga, e molte cose dovranno cambiare per sempre”. Lo afferma la Segretaria generale della Cisl, Anna Maria Furlan, in un’intervista al settimanale “Toscana Oggi” sulla crisi aperta dal’emergenza covid -19 e sul futuro dell’occupazione e dei giovani nel mondo del lavoro in tempo di pandemia e alla vigilia della così detta fase 2. “Serve un piano Marshall europeo – sottolinea – per questo motivo la Cisl ha predisposto un Manifesto per una Europa solidale sulla scia dell’appello di Draghi. E quindi: aumentare il debito pubblico, emettere eurobond per almeno tremila miliardi per finanziare un grande piano di investimenti pubblici, costruire un bilancio comune, concordare tra Governo e parti sociali una manovra italiana di almeno 90-100 miliardi per sostenere tutte le imprese, soprattutto le piccole, tagliare le tasse, reinvestire nella sanità pubblica, nella ricerca, nell’innovazione, nelle infrastrutture materiali ed immateriali. Abbiamo tagliato 50 mila posti di lavoro nella sanità negli ultimi anni. Queste sono scelte che si pagano. Ora – aggiunge Furlan – dobbiamo cambiare decisamente strada”.
Quanto all’occupazione giovanile “il lavoro stabile e ben retribuito dei giovani resta in cima alle nostre priorità e richieste” tiene a sottolineare ribadendo la necessità di “avviare con le imprese una riflessione su come ammodernare, innovare, alcuni istituti contrattuali”.
“Penso al bisogno di aumentare flessibilità su orari, turni, organizzazione del lavoro. Ma anche alla necessità di superare i vincoli al lavoro a termine del decreto dignità oggi nettamente anacronistici” aggiunge.
Per Furlan inoltre “sarà inderogabile un potente investimento sulle politiche attive e andranno consolidate le politiche passive, con ammortizzatori sociali ben collegati anche alle nuove risorse europee per sostenere il reddito di tutti. Se vogliamo uscire da questa crisi dobbiamo farlo uniti, cogliendo l’opportunità di costruire modelli capaci di incrementare flessibilità e produttività, innalzando anche la partecipazione dei lavoratori alle decisioni d’azienda” conclude.