“Il nuovo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico evidenzia che nel 2021 la superficie nazionale a rischio frane e alluvioni è aumentata, stimando che quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio, con un +3% rispetto al monitoraggio del 2018”. Lo dichiara il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini.
“Le industrie ed i servizi ubicati in aree vulnerabili sono oltre 84 mila per le frane, con 220 mila addetti esposti a rischio, mentre quelli esposti al pericolo di inondazione superano i 640 mila. Benché le cause siano giustamente riconducibili alla morfologia del territorio, ai cambiamenti climatici e al consumo di suolo, c’è un aspetto altrettanto rilevante da considerare: la mancanza di prevenzione.
È necessaria una costante ricognizione e messa in sicurezza del territorio. Quando si parla di sostenibilità e sviluppo sostenibile lo si deve fare a partire dalla tutela dell’ambiente. Non si possono più utilizzare i finanziamenti europei o nazionali che siano, solo a valle delle dichiarazioni di stato di emergenza delle regioni in cui avvengono i disastri.
La tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, che sono cittadini, deve avvenire, in primis, a partire dai territori nei quali risiedono e lavorano. È inutile finanziare con il PNRR la rimozione dell’amianto e l’installazione di pannelli solari sul tetto di capannoni e industrie, se poi quegli edifici sono ubicati in territori fragili e a rischio. Per un tema così rilevante, per la complessità dei finanziamenti, da quelli nazionali a quelli europei, e per l’esistenza in alcuni casi di una deadline specifica per la spesa delle risorse previste su questo tema, auspichiamo che si torni ad una cabina di regia centralizzata che metta insieme i diversi stakeholder in un’ottica di collaborazione attiva”.