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Dl Rilancio. Cuccello: “Turismo in grande difficoltà, bene il Tax credit, può parzialmente aiutare a recuperare ciò che si è perso finora a causa del covid”

Pubblicato il 14 Mag, 2020

Roma, 14 maggio 2020 –  “Turismo in grande difficoltà, bene il Tax credit, può aiutare a recuperare parzialmente ciò che si è perso finora a causa del covid che ha visto crollare il settore con cancellazioni totali che hanno messo in ginocchio il comparto”. Lo ha detto il Segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello, in audizione in commissione Industria al Senato in merito all’affare assegnato su iniziative di sostegno ai comparti dell’industria, del commercio e del turismo nell’ambito della congiuntura economica conseguente all’emergenza da Covid-19.

“Tutti i fondi istituiti a sostegno del turismo, pur andando nella giusta direzione, sono insufficienti nel carico di risorse destinate. Bene il fondo per la concessione di contributi in favore delle imprese turistiche ricettive, delle aziende termali e degli stabilimenti balneari, come concorso nelle spese di sanificazione e di adeguamento conseguente alle misure di contenimento contro il covid 19. Ma il settore deve agire attraverso un rapporto fiduciario: le aziende devono potersi sentire sicure sul come operare; servono indicazioni chiare che oltre la salvaguardia della salute degli addetti, garantiscano la salute dei turisti stessi, aiutando a superare le normali paure che il covid 19 ha instillato in ognuno di noi nello stimolare la voglia di muoversi ed andare in vacanza. Siamo fortemente preoccupati dalla sensazione per la quale, il muoversi in ordine sparso dalle regioni, il mancato e particolareggiato piano della “mappatura” del Paese a livello epidemiologico, non dia garanzie valide per una adeguata ripartenza. Così come è esiziale, pur comprendendo la cautela, l’impossibilità di mettere in moto la mobilità interregionale. Bisogna prestare attenzione anche agli stagionali che non hanno coperture salariali. Per quanto riguarda i documenti tecnici di Inail e Iss per la riapertura (fase2), ad esempio, nei settori della ristorazione e della balneazione, non riteniamo utile fare dei rilievi tecnici perché dai testi emerge un lavoro di grande conoscenza e buonsenso. È indubbio che queste misure impattino sui volumi della clientela e dunque sui fatturati delle imprese. La prima è quella di intendere questi testi non come documenti dogmatici, ma che possono essere rimodulati e flessibilizzati in maniera molto rapida, ad esempio dopo un consolidamento positivo dei dati dell’epidemia o delle terapie, magari risolutive di cura dell’infezione. La seconda è quella di pensare a degli “accordi attuativi” di questi protocolli, stipulati tra le Associazioni Datoriali e le Organizzazioni Sindacali comparativamente, maggiormente rappresentative sul territorio nazionale. Questo è ulteriormente motivato dal fatto che, come ripetuto più volte anche nei sopracitati testi dell’Inail, si tratta di disposizioni assolutamente generali, le quali devono poi essere concretamente calate nei diversi territori ed infine nelle singole realtà produttive. Come Cisl, siamo per il sostegno solo per quelle aziende che applicano i contratti leader sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi di settore, visto il grande problema del dumping dei contratti pirata. L’Istat segnala che i contratti che a fine marzo 2020 in attesa di rinnovo ammontano a 51 e interessano circa 9,9 milioni di dipendenti – l’80,4% del totale – con un monte retributivo pari al 79,9%. Di questi circa 4 milioni sono riconducibili al terziario privato.Nel nuovo scenario economico e sociale “post covid 19” e del mercato dei servizi in Italia resta prioritario aprire i negoziati di rinnovo contrattuale e contrastare il fenomeno del dumping che riduce drasticamente salari, diritti e tutele e debellare la piaga del lavoro nero e sommerso. Il governo si faccia garante di questi rinnovi, con una attenzione particolare alla “partecipazione dei lavoratori” ai processi di impresa, è questo il tempo”.

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