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Dl rilancio. Cgil, Cisl, Uil: “Su lavoratori migranti irregolari emendamenti del sindacato non presi in considerazione: un fatto grave”

Pubblicato il 3 Lug, 2020
Roma, 3 luglio 2020. “Da quanto è sinora noto riscontriamo che in sede di conversione del “Decreto rilancio” non sono stati presi in alcun modo in considerazione gli emendamenti che Cgil, Cisl e Uil hanno presentato nelle sedi istituzionali”. Lo dichiarano in una nota unitaria  i Segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, Giuseppe Massafra, Andrea Cuccello, Ivana Veronese. “Lo consideriamo un fatto grave perché le nostre erano proposte dettate dal buon senso che secondo noi potevano rendere il dispositivo normativo sull’emersione dei rapporti di lavoro (art. 103 del D.L. 19 maggio 2020 n.34), più efficace e garanzia di una maggiore inclusione dei lavoratori migranti irregolari nel mercato del lavoro. Più volte abbiamo sottolineato che i limiti di accesso ai percorsi di emersione previsti per i settori produttivi a forte presenza di immigrati (edilizia, commercio, turismo, comparto tessile, logistica, ecc.) erano un errore, nonché una mancanza di coraggio, come lo è stato aver posto il limite della scadenza del permesso di soggiorno dal 31 ottobre 2019 per poter richiedere un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi. Non a caso le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli dal 1° al 29 giugno sono solo 3.231 (dati Min. Interno). Se a questo aggiungiamo la complessità delle procedure, i tempi ridotti per la presentazione delle istanze che riteniamo non sufficienti seppur prorogati al 15 agosto, l’attuale non definizione del contributo a cura del datore di lavoro da versare per il periodo precedente alla stipula del contratto, insieme al quello di 500 euro per lavoratore, capiamo perché sono così esigui numeri di richieste di emersione nel settore agricolo. Purtroppo con tutti questi limiti si rischia concretamente di perdere una preziosa occasione per contrastare il lavoro irregolare e le condizioni di sfruttamento. L’obiettivo, oltre a quello di contrastare l’emergenza sanitaria, era quello di dare visibilità ai lavoratori invisibili ed esclusi dai diritti, ma così si rischia di fallire e il nostro Paese non può permetterselo. Infine, siamo altrettanto preoccupati per i segnali che ci giungono in merito al rinvio delle modifiche, auspichiamo sostanziali, dei decreti sicurezza. Ebbene, assistiamo ad una pericolosa frenata da parte dell’Esecutivo che, se confermata, rappresenterebbe una brusca inversione ad U rispetto alle buone intenzioni manifestate e all’impulso positivo che il Governo stesso ha dato con la promozione della norma attuale sull’emersione del lavoro irregolare. Siamo sempre più convinti che sono ormai necessarie riforme delle normative che regolano i flussi migratori ed i processi di integrazione che incidono positivamente sulla vita, sulla regolarità e sulla dignità dei migranti. Il nostro Paese deve attrezzarsi per rispondere in modo efficace alle sfide del futuro per disegnare una società fondata sulla costruzione di un modello di accoglienza e integrazione funzionale e solidale, per gli italiani e gli stranieri sulla base dei principi di coesione sociale e dignità della persona del lavoro”.

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