Roma, 28 novembre 2018 – “Il decreto sicurezza ed immigrazione, convertito in legge dalla Camera dei Deputati non risolve i problemi, ma rischia di aggravarli”. Lo sottolinea Liliana Ocmin, Responsabile Immigrati, Donne, Giovani della Cisl. “Alcuni aspetti del testo rischiano di scontrarsi con i principi umanitari contenuti nella Costituzione e nelle convenzioni internazionali. Il mancato dibattito e il ricorso alla fiducia ha tolto qualsiasi possibilità di miglioramento del testo a partire, ad esempio, come più volte sottolineato dal sindacato, dal problema di chi lavora ed ha aperto una posizione all’Inps, è in attesa di riconoscimento dello status di rifugiato e che,in caso di diniego, perde ogni diritto di permanenza sul territorio italiano incentivando così lo sfruttamento e il lavoro irregolare. Si è persa un’occasione perché avremmo voluto, come chiediamo da tempo, che il tema dei profughi e dei richiedenti asilo fosse stato affrontato con una legge organica. Inoltre, il depotenziamento del sistema di integrazione socio-lavorativo rappresentato dal ‘sistema Sprar’ e l’allungamento dei tempi a quattro anni perché ci sia un pronunciamento sulla richiesta di cittadinanza, non sono risposte per una politica di inclusione ed integrazione, ma tutt’altro, e ciò non genera coesione sociale, non genera sicurezza e non rispetta la dignità, soprattutto, dei richiedenti asilo e dei lavoratori e delle lavoratrici immigrati a lungo soggiornanti.
Le complesse problematiche connesse al fenomeno migratorio richiedono, invece, interventi mirati per favorire le politiche di apertura di canali regolari d’ingresso: corridoi umanitari per i profughi e decreto flussi per i migranti alla ricerca di lavoro, come richiesto dal Sindacato. L’immigrazione si governa e si gestisce a livello mondiale e per questo ci lascia perplessi che l’Italia, crocevia degli sbarchi nel Mediterraneo, in occasione della riunione di Marrakesh sul ‘Global Compact for migration’, non colga l’opportunità e la necessita’ di promuovere e sostenere la condivisione delle responsabilità di tutta la comunità internazionale nella governance del fenomeno migratorio”.