Roma, 12 maggio 2016. “Un risultato importante, quello arrivato oggi dal Parlamento europeo con l’approvazione della risoluzione sull’obbligo dell’indicazione in etichetta del Paese d’origine delle materie prime agroalimentari. Troppi i prodotti a base di carne e di latte che non riportano ancora alcuna informazione e che quindi non assicurano gli alti standard qualitativi del Made in Italy né, di conseguenza, il rispetto della dignità del lavoro agricolo”. Lo afferma Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai-Cisl. “Una risoluzione purtroppo non è sufficiente a rendere tale principio di trasparenza vincolante e tassativo. Occorre un passo in più da parte della Commissione, una svolta che porti a norme concrete e condivise da tutti i Paesi membri. Tante le filiere italiane colpite dal dumping di una importazione low cost che determina il rischio di una compressione dei costi del lavoro. L’eccellenza e la sicurezza italiana è figlia di modelli che valorizzano produzione e lavoro di qualità, di filiere industriali e agricole ben strutturate, che investono sui lavoratori, tutelandone i diritti e l’apporto nel processo di innovazione. Aspetti da difendere con provvedimenti che diano tracciabilità e riconoscibilità a materie prime e processi produttivi, con un’etichettatura capace di dare la giusta visibilità alla nostra tipicità. Bisogna accelerare, in sede europea e nazionale, per difendere questa impostazione. La Fai sostiene questa battaglia con tutte le forze”, conclude Sbarra.