Roma 5 ottobre 2017 – “Abbiamo avuto tutti contro, ma abbiamo salvato il settore la cui crescita traina i migliori risultati di Pil del nostro Paese”. Commenta così Marco Bentivogli, Segretario generale della Fim Cisl, i dati relativi all’andamento della produzione industriale negli stabilimenti Fca che si attestano al +3,9% e la riduzione dell’indebitamento. “Al contempo, siamo alla vigilia dell’anno di conclusione del piano industriale di rilancio – tiene a precisare Bentivogli – e ci sono alcuni obiettivi che devono essere centrati”.
“L’ulteriore riduzione del ricorso all’utilizzo ammortizzatori sociali (-57% rispetto al 2016, si ricordi che nel 2013 le ore di Cassa integrazione nel gruppo erano 32 milioni di ore, a giugno di quest’anno 2 milioni e 900.000) è positiva ma per centrare il quadro della piena occupazione del prossimo anno, servono nuove produzioni premium che saturino tutti gli stabilimenti, a partire da Pomigliano, Mirafiori e Melfi. Senza nuove produzioni il traguardo previsto per fine 2018 rischia di non essere raggiunto.
Il prossimo anno sarà decisivo per centrare una partecipazione di maggiore ruolo in una seconda fase di strategie di alleanze internazionali, in un quadro di consolidamento globale degli storici player dell’auto e dell’emersione di nuovi gruppi asiatici. E sarà decisiva, non solo per avere maggiori chances di risalire la classifica di produzioni e vendite globali ma la maggiore capacità industriale e tecnologica di affrontare tutte le sfide relative ai grandi cambiamenti in corso nel mondo della mobilità personale e commerciale nei diversi segmenti di utilizzo.
La più urgente resta la risposta su Pomigliano. Tutto partì da lì, dall’accordo sindacale del 2010, si arrestò una stagione in cui il dimezzamento del mercato dell’auto avrebbe provocato, dopo Termini Imerese, la chiusura di molti altri stabilimenti.
Abbiamo avuto tutti contro, ma abbiamo salvato il settore la cui crescita traina i migliori risultati di Pil del nostro Paese.
C’è un pezzo di Italia (nel sindacato, in politica, nei media) che non ha gioito del rientro di molte migliaia di lavoratori in azienda, dopo anni di Cassa Integrazione e addirittura, neanche delle nuove assunzioni, quell’Italia che torna a occuparsi di Fca alla ricomparsa delle prime difficoltà. L’eterna italietta che ama più le proprie convinzioni che le persone.
In Fca con questo sindacato, ha vinto un’altra Italia. Ma tutto ciò corrisponde anche ad un livello adeguato di relazioni industriali, che hanno dimostrato di accogliere e rilanciare le sfide anche più impegnative. Non è più rinviabile un confronto sindacale sulle prospettive del Gruppo e sui nuovi modelli. Il piano va completato e le risposte che attendiamo non possono attendere ulteriori rinvii”.
“La nostra azione sindacale – dichiara dalla sua Ferdinando Uliano segretario nazionale Fim-Cisl – ha impegnato FCA dal 2012 a portare investimenti significativi negli stabilimenti italiani che hanno consentito di rilanciare marchi importanti come Maserati, Alfa Romeo, Jeep e di ottenere risultati importanti sul piano occupazionale e sulla redditività grazie al peso maggiore dei marchi premium. Il dato sulle produzioni – tiene a precisare Uliano – non è solo di quantità ma anche di qualità. La quota di segmento medio alto cresce ulteriormente. Le auto di fascia medio-alta prodotte nel 2012 rappresentavano solo il 20% dei volumi, mentre nel 2016 si attestava ad un ottimo 59% dei volumi, nei primi nove mesi del 2017 si è addirittura superato il 62%. E questo dato sta continuando a crescere perché sia le produzioni di Cassino che di Mirafiori continuano a macinare volumi.
L’obiettivo di FCA della piena occupazione “senza uso di ammortizzatori” entro fine 2018 di tutti gli oltre 56.000 lavoratori, pur essendo molto vicino, difficilmente verrà raggiunto vista l’attesa per il lancio della vettura premium di Pomigliano, della seconda vettura di Mirafiori e la situazione di Cassa Integrazione dello stabilimento di Melfi. Siamo lontani dai periodi bui del 2014 dove il 40% dei lavoratori usavano gli ammortizzatori, oggi siamo all’8% ma bisogna proseguire con gli investimenti.
L’avremmo colta già da tempo, se la nuova occupazione avuta nel 2014-2016 di oltre 3.000 unità l’avessimo potuta distribuire in maniera uniforme su tutti gli stabilimenti italiani. Ovviamente questo non è possibile perché gli incrementi occupazionali seguono normalmente gli investimenti nei vari stabilimenti, è stato così per le assunzioni a Melfi e in altri plant ed è stato così anche per gli oltre 730 nuovi ingressi di Cassino. Nei fatti un vero e proprio incremento occupazione che però non può andare a ridurre l’uso degli ammortizzatori di siti come Mirafiori e Pomigliano”.