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Foggia. Furlan: “Bisogna uscire da questa gabbia omertosa. Istituzioni ed imprese fanno finta di non vedere. Va applicata fino in fondo la legge contro il capolarato”

Pubblicato il 8 Ago, 2018

Roma,  8 agosto 2018. “Gli incidenti accaduti in questi giorni a Foggia, con la perdita tragica di tante vite umane, non sono un fatto casuale ma la conseguenza di una grave indifferenza delle istituzioni e delle imprese, come piu’ volte hanno denunciato la Cisl e la nostra categoria la Fai Cisl, insieme agli altri sindacati”. E’ quanto sottolinea oggi in una lettera aperta sul Corriere Mezzogiorno la Segretaria Generale della Cisl , Annamaria Furlan. ” Si parla di almeno 400 mila persone potenziali vittime di caporalato, centomila dei quali vivono in condizioni disumane ed in uno stato di schiavitù, senza acqua, servizi igienici, con una paga di 25 euro per una giornata intera di lavoro, di cui una meta’ torna ai caporali per cibo, alloggi e spostamenti insicuri che spesso sfociano in tragedie come quelle di Foggia di questi giorni”, aggiunge la leader Cisl. “Alla base c’e’ un sistema di illegalita’ diffusa, nel silenzio delle istituzioni locali, dell’apparato produttivo e financo delle multinazionali dell’industria agroalimentare che fingono di non vedere. Gli immigrati pagano i “caporali” per essere sfruttati, fanno dei lavori che per gli italiani non hanno valore. La politica discute e si divide se è giusto o meno fermare o limitare gli sbarchi, ma nello stesso tempo c’è chi fa profitti sulla pelle di queste persone, usandole come schiavi. Questa è oggi la realtà”. Per la segretaria della Cisl “bisogna uscire da questa gabbia omertosa, politica e culturale, lavorare insieme per garantire agli immigrati che si trovano e lavorano in Italia permessi di soggiorno, tutele contrattuali, lavori dignitosi e trasporti sicuri. Questo dobbiamo fare e non solo perchè siamo, un paese di ex migranti o caritatevole. Ma perche’ la dignità di questi lavoratori è la nostra dignità. Per questo oggi manifestiamo a Foggia insieme ai sindacati di categoria del settore agroalimentare. Ci siamo battuti per una giusta legge contro il caporalato, ma è evidente che questa legge non è stata attuata fino in fondo. Quello che e’ accaduto a Lesina forse si poteva evitare con una vera cabina di regia a livello territoriale, controlli piu’ severi, con una rete del lavoro agricolo di qualità che garantisca trasporti regolari dei lavoratori, con una gestione condivisa del mercato del lavoro agricolo. Tutti elementi sui quali esistono già sperimentazioni positive, a partire dalla stessa Puglia, ma che si fatica a far diventare sistema, come previsto dagli obiettivi della legge contro il caporalato”.

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