Roma 29 ottobre 2017. Sarà una trattativa durissima. “Il nostro punto di partenza – dice Bentivogli restano i contenuti degli impegni assunti inizialmente dagli acquirenti con il governo”. Così il Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli in un’intervista su “Taranto Buonasera” a due giorni dall’incontro al MiSE previsto il 31 ottobre dopo lo stop del Ministro Calenda. Sul rischio di sconti sull’ambiente da parte di AmInvestCo il Segretario Fim dice non è possibile – “Il piano ambientale è dentro la legge. Piuttosto il problema è un altro. I piani ambientali sono misurati sul tonnellaggio, cioè sulla quantità della produzione, e non sulle emissioni. Questa è la più grande vertenza che il Paese abbia affrontato negli ultimi decenni. E non dimentichiamo che esistono anche altre complicazioni: mi riferisco ai vincoli dell’antitrust europeo”. Sull’annuncio del Sindaco di Taranto di impugnare l’Aia. Considera condivisibile – il leader della Fim è chiaro – “ finire davanti al Tar non ripulisce l’aria al rione Tamburi. L’aria la ripuliscono gli investimenti.” “A Lintz in Austria – ricorda Bentivogli- c’è un’azienda siderurgica che produce 6 milioni di tonnellate d’acciaio con il ciclo integrale. Lì la classe politica si è mossa all’unisono per garantire la compatibilità della fabbrica con l’ambiente e la salute. Qui invece si produce lo scontro. In Corea viene prodotto acciaio in modo sostenibile e l’inquinamento non è un prezzo da pagare. Acciaio e ambiente litigano solo in Italia. Evidentemente altrove la politica è stata più capace”. La vicenda Ilva – per il leader della Fim – è il prodotto di un masochismo tutto italiano. Il cielo dei Tamburi dell’altro giorno è il segno di questo fallimento. Sulla possibilità di un’eventuale piano B se dovesse fallire la trattativa con AmInvestCo – Bentivogli è chiaro : “Chiudere l’Ilva? A Taranto hanno già chiuso Vestas e Marcegaglia. Resterebbe solo Alenia. Io sono preoccupato ma bisogna essere forzatamente fiduciosi. C’è in ballo il destino di migliaia di persone e c’è in ballo la salute di taranto. Il piano B non c’è. Purtroppo si è perso troppo tempo e questo rende più difficili le condizioni di ripartenza. Non manca in chiusura una stoccata per Arcelor-Mittal – l’azienda deve sapere che si trova in Italia e che i sindacati vanno rispettati. I nostri obiettivi: nessun licenziamento, subito il piano ambientale e investimenti per lo sviluppo.