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Ilva. Furlan: bisogna dare un futuro concreto a tutti gli stabilimenti, ma serve responsabilità da parte di tutti

Pubblicato il 26 Gen, 2016

Roma, 26 gennaio 2016. “La vicenda dell’Ilva va affrontata con grande senso di responsabilità da tutti i soggetti in campo, compreso il sindacato, senza prevaricazioni e atteggiamenti di intolleranza, per non prestare il fianco alle solite strumentalizzazioni politiche”. Lo dichiara in una nota la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan. “L’obiettivo comune del sindacato deve essere la salvaguardia della produzione e l’occupazione in tutti gli stabilimenti dell’Ilva. Bisogna dare un futuro concreto e stabile a questa grande azienda : questo e’ quello che sta a cuore alla Cisl ed alla Fim. La posta in gioco è molto alta perchè bisogna trovare e favorire i nuovi investitori e la migliore soluzione possibile anche sul piano della sostenibilità ambientale per il mantenimento della produzione siderurgica in Italia. Ecco perchè occorre abbassare i toni e trovare la necessaria convergenza tra istituzioni e sindacato per non rischiare la perdita di ulteriori commesse che minerebbero fortemente la tenuta industriale degli impianti. Il Governo ha un compito molto importante in questa vicenda: deve chiarire le prospettive dell’accordo di programma che e’ oggi l’unica strada percorribile per il rilancio della siderurgia nel nostro paese e la garanzia del mantenimento del lavoro per migliaia di lavoratori. Per questo attendiamo fiduciosi l’incontro dei prossimi giorni al Ministero dello Sviluppo che deve servire a fare chiarezza sugli impegni e sul percorso che deve portare in tempi brevi ad un un nuovo piano industriale per tutti gli stabilimenti dell’Ilva”. Da parte sua il Segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, afferma che “sull’Ilva il governo, in troppi casi, ha lavorato per tentativi, ascoltando anche poco quelli che erano i consigli di chi si occupa di acciaio dal punto di vista sindacale e imprenditoriale da più tempo. L’Ilva, secondo il Segretario Fim, non può che avere futuro, perché in gioco c’è la nostra sovranità industriale: noi siamo un Paese povero di materie prime e il 40 per cento dell’acciaio viene proprio da Taranto. Qualora non ci dovesse essere più Taranto, sarebbe un vero problema per tutta l’ industria”.

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