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Intesa. Romani: “Occorre un tavolo di confronto sul sistema bancario. No a tagli di personale e di sportelli”

Pubblicato il 18 Feb, 2020

18 febbraio 2020 – “La grande aggregazione bancaria che si prospetta a seguito dell’offerta pubblica di scambio su Ubi Banca lanciata da Intesa Sanpaolo è destinata a cambiare la morfologia del sistema bancario nazionale. La creazione di una banca che si collocherebbe, per solidità patrimoniale e capacità di business, alla pari, se non al di sopra, delle principali banche europee, non può che essere salutata favorevolmente, a patto che questa operazione non produca solo finanza per gli azionisti e opportunità per i manager, ma anche sviluppo e occupazione per il Paese”. E’ quanto sottolinea il Segretario Confederale della Cisl, Giulio Romani. “Pensiamo che sia arrivato il tempo di aprire un confronto tra il governo, i sindacati confederali, le associazioni imprenditoriali e l’Abi sul modello di sviluppo con cui si vuol far crescere il nostro Paese e quale debba essere il ruolo insostituibile delle banche in tale progetto. Con il loro coinvolgimento, anche Bper e Unipol escono rafforzate da questa operazione finanziaria. Tutto questo avviene mentre è ancora da definire la sorte di Mps e Carige, la Popolare di Bari si trova in amministrazione straordinaria e Unicredit con scelte che appaiono opposte a quelle di Intesa San Paolo, sembra avviarsi ad un progressivo abbandono del mercato italiano, grazie al quale è nata. Pensiamo che, in una situazione così articolata, la politica dovrebbe avere la forza di coinvolgere tutti gli attori sociali, comprese le rappresentanze delle banche, per condividere un patto per il Paese, al fine di trovare le migliori soluzioni di mercato anche nelle situazioni più complesse, preservando il risparmio, il credito, l’occupazione e riaffermando la funzione sociale delle banche”, aggiunge Romani. “Ovviamente è ancora troppo presto per esprimere un giudizio definitivo sull’Ops di Intesa Sanpaolo. Ma il sindacato non può non rilevare che anche in questo caso l’unica bussola appare l’interesse degli azionisti con previsioni di un forte aumento dei dividendi una volta conclusa l’operazione. Sarebbe un affronto se, questi risultati per gli azionisti fossero finanziati dall’ennesima riduzione dell’occupazione. E non ci piace che un eventuale taglio di posti di lavoro o di servizi alla cittadinanza possa essere superficialmente derubricato sotto la parola sinergie”. “Il sistema bancario italiano vive un fase di transizione il cui esito è fondamentale per l’economia nazionale e per la tenuta del tessuto sociale. Da parte nostra ~vigileremo affinché dalla scomposizione e ricomposizione delle tessere di questo mosaico non escano penalizzate l’occupazione e l’interesse generale del Paese”.

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