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Lavoro. Barometro regionale Cisl, Furlan: “Ancora lontani dall’uscita della crisi. Serve un patto sociale per la crescita, investimenti e politiche differenziate”

9 Maggio 2017 – “Dai dati molto approfonditi del nostro Barometro regionale emerge con chiarezza che l’Italia sta uscendo molto lentamente dalla crisi ed è per questo che occorre una svolta nella politica macroeconomica a favore della crescita e la coesione sociale attraverso politiche fiscali redistributive per le aree sociali medie e basse ed investimenti pubblici, che possono fare da traino degli investimenti privati”.  Commenta così la Segretaria generale della Cisl i dati emersi dal Barometro territoriale Cisl di maggio sul benessere ed il disagio delle famiglie dal quale emerge come le regioni del Sud siano fanalino di coda per il benessere delle famiglie, ma al tempo stesso come la coesione sociale cali anche nelle regioni del Nord. “Serve anche una politica industriale differenziata per aree territoriali,  – aggiunge Furlan – per stabilizzare la crescita nel lungo periodo, con un Patto sociale tra il Governo, le istituzioni locali e tutti i soggetti sociali”.

 Il nuovo Barometro Regionale della CISL, integrativo del Barometro Nazionale CISL, mostra i diversi andamenti a livello regionale del benessere delle famiglie. I grafici mostrano, che posto uguale a 100 il livello del benessere nel suo complesso in Italia nel primo trimestre 2007 tutte le regioni italiane presentavano al IV trimestre 2016 livelli di benessere complessivi sui tre indicatori considerati del Lavoro, dell’Istruzione e della Coesione sociale, ancora largamente inferiori a quelli segnati all’inizio della crisi. Negli ultimi due anni vi è stato un certo miglioramento, ma questo è stato molto differenziato nelle diverse aree. Le regioni che hanno perso di più dall’inizio della crisi fino all’autunno 2014 sono quelle meridionali (nell’ordine Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna), che già partivano da posizioni largamente inferiori alla media. Ma perdite tra 8 e dieci punti si evidenziano anche in altre regioni, come l’Umbria, l’Emilia Romagna, le Marche, la Lombardia, la Toscana e la Liguria.

I Barometri Regionali rappresentano l’anatomia dettagliata dei fenomeni economici e sociali che il Barometro Nazionale analizza in forme aggregate. Ne risulta un quadro molto più rigoroso, complesso e preoccupante. Il differenziale del PIL per area geografica nel periodo 2007-2016 è aumentato: il Meridione ha perso 2,8 punti percentuali rispetto al Centro e 6,1 punti percentuali rispetto al Nord. Non diversamente il differenziale degli occupati, nello stesso periodo, penalizza il Meridione di 7,1 punti percentuali rispetto al Centro e di 10,6 punti percentuali rispetto al Nord. La concavità, un vero e proprio strapiombo, che i grafici radar disegnano seguendo la curva degli indici delle regioni meridionali, rappresenta visivamente l’ulteriore peggioramento delle distanze territoriali nel nostro Paese.

Dal Barometro emerge inoltre come la crisi abbia portato ad un pesante calo dell’indicatore della Coesione sociale. Questo ha interessato massicciamente le regioni del Sud, che già si trovavano in fondo alla classifica. E’ il caso della Sicilia, della Campania, della Calabria, della Sardegna. Ma ha coinvolto anche regioni del Nord e del Centro, come la Liguria, la Lombardia, l’Umbria, la Toscana, l’Emilia, la Valle d’Aosta, il Veneto. Alcune di queste regioni, prevalentemente al Nord, hanno recuperato livelli un po’ migliori nel biennio 2014 – 2016; altre si sono stabilizzate sui livelli minimi.

 

 

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