21 giugno 2018. “Il nostro Paese non ha bisogno di salario minimo, fortunatamente oggi copriamo oltre l’85% dei lavoratori e delle lavoratrici con i contratti di settore e di categoria. Bisogna vedere come, attraverso un allargamento della contrattazione, possiamo dare anche risposte a quelli che oggi questa copertura non ce l’hanno. I salari minimi sono i minimi tabellari nei contratti nazionali delle categorie”. E’ la posizione ribadita dalla Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine del congresso nazionale della Uil, commentando le proposte del ministro al Lavoro e allo sviluppo economico Luigi Di Maio.
Furlan ha osservato che “il reddito di cittadinanza deve essere fortemente legato al tema del lavoro, un ponte tra il momento di non lavoro, gli ammortizzatori sociali e il nuovo lavoro: altrimenti non ha senso”. Secondo Furlan, c’e’ bisogno di “investimenti e su cio’ che crea lavoro”. La segretaria generale della Cisl ha quindi riconosciuto l’importanza di dare “diritti e tutele lavoratori e lavoratrici che oggi non ne hanno e i rider sono un primo esempio” ma ha osservato che le trasformazioni nel mondo del lavoro chiameranno a confrontarci anche su altre situazioni” create dalla digitalizzazione. “Credo – ha aggiunto – che la contrattazione nazionale, ma anche aziendale e territoriale, sia lo strumento per affrontare un tema cosi’ importante attraverso il quale siamo in grado di dare risposte ai tanti lavoratori e lavoratrici”
“Sono assolutamente d’accordo con la piattaforma per la rinascita e lo sviluppo proposta dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: il tema della crescita, dello sviluppo e quindi del lavoro deve essere al centro non solo della nostra proposta ma anche dell’agenda politica”. “La priorita’ – ha concluso – e’ il lavoro. Insieme poi a tutti quei fattori che sostengono la produzione e la crescita, quindi gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture, ricerca, innovazione e tanta formazione”.