CISL
CISL

  1. CISL
  2. /
  3. Comunicati stampa
  4. /
  5. Lavoro. Petteni: “Le riforme...

Lavoro. Petteni: “Le riforme non fanno male, occupazione in crescita ma attenzione alla qualità delle nuove assunzioni e al calo della produttività”

Pubblicato il 30 Set, 2016

Roma, 30 settembre 2016. “Il dato sugli occupati di agosto recupera in parte il calo di luglio, con il lavoro a tempo indeterminato che torna a crescere. E su base annua si conferma la tendenza all’aumento degli occupati (+0,7% su agosto 2015, pari a +162 mila)”. Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, commentando i dati Istat di oggi. “Ma qualunque valutazione fa fatta nel medio periodo e non sull’altalenanza dei dati mensili. Osserviamo che la crescita dell’occupazione prosegue, ad un ritmo che nell’ultimo anno e mezzo è stato superiore al ritmo di crescita del Pil sia per gli sgravi contributivi sia perché l’occupazione sta risentendo soprattutto dei buoni risultati del terziario, settore a maggiore intensità di occupazione, mentre la battuta d’arresto del PIL nel 2° trim. 2016 è dovuta soprattutto al settore industriale. Il risultato determina ovviamente una variazione negativa della produttività, dato che un ammontare invariato di valore aggiunto è prodotto da un numero maggiore di addetti, richiamando la necessità di una strategia di rafforzamento della produttività. Rischia di peggiorare, invece, la qualità dell’occupazione creata. E’ vero che l’ aumento annuo di agosto 2016 rispetto ad agosto 2015 è attribuibile esclusivamente ai dipendenti permanenti, ma si concentra sugli over 50 , dunque è attribuibile in buona parte alla maggiore permanenza al lavoro dovuta alle riforme pensionistiche, non necessariamente a nuove assunzioni. Del resto i dati Istat del II trimestre 2016 avevano già segnalato che l’occupazione a termine cresceva più di quella a tempo indeterminato e i dati del Ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie, che sono dati di flusso anziché di stock, ci avevano avvisato che i nuovi contratti a tempo indeterminato erano stati il 29,4% in meno rispetto al 2015. I numeri vanno dunque letti con attenzione e suggeriscono almeno due direzioni di marcia per la legge di stabilità ormai vicina: serve una misura strutturale che faccia costare il lavoro stabile significativamente meno di quello a termine, nonché una strategia di crescita della produttività a partire dal sostegno alla contrattazione di secondo livello. Senza dimenticare politiche per favorire gli investimenti, anche infrastrutturali, che possano incidere sul potenziale di crescita dell’economia”.

Condividi