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Metalmeccanici. Bentivogli (Fim Cisl): “Il lavoro del futuro dovrà avere al centro la persona in un ecosistema 4.0”

Pubblicato il 23 Mag, 2017

Roma, 23 maggio 2017. Il Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli intervenendo alla tavola rotonda “Il futuro del lavoro, il lavoro del futuro” nell’ambito della tre giorni del Forum della Pubblica Amministrazione che si è aperta oggi a Roma presso Convention Center “La Nuvola” ha dichiarato: “tentare di fermare il progresso tecnologico è velleitario, e non ha niente di sinistra; personalmente, non ho una visione tecnofoba del presente e futuro, malattia che sta conquistando alcuni ambienti del nostro Paese”. “La verità – dice Bentivogli – è che l’assenza di investimenti e d’innovazione e tecnologia nel nostro Paese ha cancellato e ridotto interi settori industriali come quello dell’elettrodomestico. Mentre gran parte del lavoro rientrato nel nostro Paese, il cosiddetto reshoring back – la produzione della Panda a Pomigliano e le produzioni di elettrodomestico – è avvenuto grazie alla combinazione virtuosa tra gli investimenti in una nuova organizzazione del lavoro e nell’innovazione tecnologica”. Sul tema dell’automazione, Bentivogli ha un’idea precisa: “nell’industria è qualcosa che migliora il lavoro; i robot infatti danno maggiore qualità e sicurezza al lavoro; un esempio sono gli esoscheletri che alleggeriscono il carico fisico, aumentano così la speranza di vita di molti lavoratori”. “La partita sulla tecnologia ñ sottolinea Bentivogli – si vince non con la paura ma se ognuno fa la sua parte; abbiamo un gap di competenze enorme; noi come metalmeccanici nel nuovo CCNL abbiamo inserito il diritto soggettivo alla formazione proprio per contribuire a colmarlo”. La fabbrica 4.0 funziona se intorno ha un ecosistema 4.0, ma soprattutto se al centro del sistema ci sono le persone con le loro competenze” “Con la tecnologia – conclude Bentivogli – il lavoro modificherà anche la sua dimensione spazio-temporale; per questo non possiamo più difendere ideologicamente gli schemi di orario che conosciamo, ma dobbiamo modularli secondo le esigenze delle persone e dell’organizzazione del lavoro. Il lavoro nuovo non sarà né autonomo né subordinato. Per questo sarebbe inutile ingabbiarlo in una forma giuridica rigida”.

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