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Metalmeccanici. Bentivogli (Fim Cisl): Importante non disperdere know how lavoratori

Pubblicato il 21 Set, 2017

Bentivogli: contrattazione e partecipazione per industria 4.0 Roma, 21 settembre 2017. “Libertà, creatività, solidarietà sono le punte della stella polare verso cui muovere tutti coloro che hanno scelto di costruire un nuovo pensiero del lavoro”. Con queste parole d’ordine – il Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli – apre questa mattina sulle pagine di “Avvenire” il suo intervento in vista della 48esima Settimana Sociale dei Cattolici che si terrà a Cagliari i prossimi 26-29 ottobre. “Le poche settimane che ci separano dalla legge di bilancio e i pochi mesi che ci dividono dalle elezioni rischiano – scrive il sindacalista – di ridurre gli importanti temi dell’agenda politica a terreno di scontro della campagna elettorale: in primis il lavoro, terreno che necessiterebbe di una de-ideologizzazione delle posizioni e di una comune capacità d’azione”. Il leader della Fim rivendica gli importanti risultati raggiunti con la firma del contratto dei metalmeccanici che ha detta del sindacalista vanno “in senso opposto, discontinuo, fuori schema, che avvicina la contrattazione alle persone ed ai luoghi di lavoro”, un esempio da seguire per tutto il Paese. “Nel futuro prossimo – scrive Bentivogli – ogni lavoratore cambierà in media sette aziende nel corso della sua vita professionale” è importante quindi “fornirgli gli strumenti affinché la transizione da un lavoro all’altro sia sentita come un’occasione di crescita e non come un motivo di ansia”. “La formazione, dopo la salute, è il diritto più importante per il lavoratore, – scrive – e deve essere contemplata in ogni rapporto di lavoro. Con il nostro contratto – scrive – abbiamo rimesso al centro la formazione come fecero i metalmeccanici nel ’73 con le 150 ore – “ora la battaglia è colmare subito il gap di competenze digitali e costruire un sistema life long learning dentro e fuori la fabbrica”. Per questo scrive è importante non disperdere questo patrimonio. La partita del lavoro, e soprattutto del suo futuro, si gioca infatti anche sul terreno della politica; “ciò richiede una classe politica illuminata e lungimirante, in grado di varare al contempo politiche sociali, formative e industriali tra loro coordinate. Insomma di “fare sistema”, un esercizio di cui in Italia siamo letteralmente incapaci”. Il piano Calenda – scrive il sindacalista – “rappresenta un primo importante provvedimento in questa direzione. Gli ultimi dati sulla produzione industriale resi noti dall’Istat sembrano confermare che gli incentivi varati dal governo hanno stimolato gli investimenti delle imprese anche se non possiamo ignorare che molte aziende in realtà stanno finanziando tecnologie basiche e che, pure in questo ambito, si sta aprendo un divario preoccupante tra Nord e Sud”. Resta – per Bentivogli – “un aspetto importante legato agli investimenti in infrastrutture base, a partire dalla banda ultra larga. Uno stabilimento funziona se ha attorno un ecosistema 4.0, senza tralasciare naturalmente l’investimento più importante, quello sulle persone, a partire dalla loro formazione”. “ In questo quadro la linea evolutiva delle relazioni industriali deve prevedere un salto di qualità in senso partecipativo” e scrive Bentivogli – mandare in soffitta le relazioni industriali basate sull’antagonismo o prive di autentica autonomia delle parti”. “Il ruolo della rappresentanza non è affatto finito – precisa – ma va alzato il livello dell’incontro tra impresa e lavoratori. La smart factory non funziona senza le persone, e neanche senza la smart union, vale a dire un sindacato competente, che studia, ascolta ed è capace di guardare le spalle alle persone promuovendole nel lavoro. E conclude come Fim pensiamo” che un’idea diversa di lavoro e d’impresa, aperta all’innovazione ed alle nuove tecnologie, non sia in contraddizione con le sue storiche sfide sindacali. Al contrario, ritiene che sia questo il modo per farle vivere al presente”.

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