Roma, 4 luglio 2017. Il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli interviene questa mattina sulle pagine del Sole 24 Ore su produttività e contratti. Per il sindacalista “non è più sufficiente fare una campagna sui salari”. La soluzione – scrive – “non è uno scambio tra qualità e la stabilità dell’occupazione e la crescita salariale”. Avanzano contratti temporanei e a tempo parziale con basse retribuzioni e spesso fuori dalla contrattazione – non solo in Italia – il 90% degli occupati sono nelle piccole e medie imprese – i dati della Commissione europea mostrano che per le aziende sopra i 200 dipendenti la produttività è pari o al di sopra delle eccellenze europee – mentre scrive Bentivogli – “sotto i 20 e i 10 dipendenti che i problemi della produttività diventano insormontabili”. “Alla vigilia della quarta rivoluzione industriale, i contratti nazionali non hanno finito il loro ruolo, ma devono configurarsi come cornice di garanzia” – scrive – precisando che “dire che il contratto dei metalmeccanici, con bassa inflazione, deve solo adeguare al potere d’acquisto non è facile”. “ Permangono posizioni , in una parte del sindacato , che a causa della scarsa diffusione dei contratti aziendali, sostengono la distribuzione di produttività media o addirittura del Pil nei contratti nazionali” – “Nei metalmeccanici – scrive Bentivogli – “il 37% delle aziende ha un contratto aziendale”. “Un buon tasso di copertura ma che conferma però la difficoltà a diffondere la contrattazione nelle piccole e medie imprese”. “Con il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici scioglie le riserve sulla sovrapposizione tra livello nazionale e aziendale che fino ad oggi non ha aiutato lo sviluppo della contrattazione di secondo livello” – “la produttività va favorita dalla contrattazione ma distribuita dove si esplica il lavoro e la produzione in azienda. Collegare la contrattazione alla produttività solo dove essa si realizza e si genera.”- “Anche erogare aumenti lontani dal merito fa male alla produttività”. Servono per Bentivogli – “strumenti di promozione , di tutela e miglioramenti produttivi e redistributivi dei risultati di prossimità”. “Perché non pensare – scrive – alla contrattazione territoriale, non come un livello negoziale aggiuntivo, né come contratto aziendale dilatato nel territorio”. “Perché non mettere insieme le imprese su elementi comuni di crescita , su difficoltà che solo insieme si possono vincere magari costruendo piattaforme comuni con cui valorizzare un rapporto con le istituzioni spesso anti-industriali”. “La Contrattazione territoriale può essere la sede dove costruire l’ecosistema 4.0 precondizione per partecipare alla quarta rivoluzione industriale”.