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Metalmeccanici. Bentivogli (Fim): Ricchezza deve essere distribuita dove viene prodotta

Pubblicato il 19 Set, 2016

Milano, 19 settembre 2016 .Fatto salvo il ruolo di garante e di cornice del contratto nazionale, la ricchezza si distribuisce laddove viene prodotta, cioè in azienda. È quanto la stessa UE chiede all’Italia dal 2011, ovvero di dare più spazio alla contrattazione di secondo livello, aziendale e/o territoriale; ed è quanto il legislatore oggi incentiva, attraverso la detassazione di premi di risultato e del welfare aziendale. In quest’ottica, ma anche in prospettiva della ripresa del tavolo negoziale tra Federmeccanica e Fim, Fiom e Uilm sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici il prossimo 28 settembre, si inserisce il convegno che si terrà oggi a Milano dal titolo: “Contrattazione di secondo livello: un salto nella realtà” organizzato dall’Associazione Think-in presso l’Hotel Michelangelo e che vedrà la presenza del Segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli, di Paolo Pirani (Segretario Generale Uiltec-Uil), Andrea Piscitelli (Direttore Relazioni Industriali Federchimica) e Massimo Bottelli (Direttore Area Lavoro Assolombarda) Il leader della Fim Bentivogli dichiara: il tema che verrà affrontato oggi, quello della rappresentanza e del decentramento contrattuale, dovrebbe diventare sempre più centrale nel Paese, non solo per chi vive direttamente i corpi intermedi, ma perché riguarda l’idea stessa di democrazia. Per Bentivogli in questo senso – c’è bisogno di un sindacato che riacquisti il ruolo di soggetto “educatore sociale” e con esso una forte capacità generativa sociale, indispensabile per gestire i cambiamenti che la quarta rivoluzione industriale ci pone. In questo senso il sindacato deve realizzare il “Piano delle 3R”: compiere cioè scelte Rifondative, Radicali e Rigeneratrici. Contrattare in azienda e sul territorio significa acquisire potere e la contrattazione rappresenta una fondamentale palestra di democrazia, senza la quale consegniamo le persone con le mani legate ai populisti. Dobbiamo riavviare la macchina della democrazia diffusa, ricostruendo fiducia e identità nazionale sul lavoro. E’ il momento – conclude – di volare altro e lanciare poche sfide, ma tutti insieme.

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