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Privatizzazioni. Luciano: “Su ferrovie e poste il Governo si fermi e convochi il sindacato”

Pubblicato il 27 Gen, 2017

Roma, 27 gennaio 2017- “Prima di ipotizzare ulteriori quote di privatizzazioni di aziende importanti come le Ferrovie o le Poste, il Governo si fermi e convochi il sindacato”. E’ l’appello del Segretario Confederale della Cisl, Giovanni Luciano responsabile del dipartimento servizi e terziario. “Le notizie riportate oggi da alcuni giornali relative al rilancio delle privatizzazioni di Poste e Ferrovie ci lasciano molto perplessi- sottolinea il sindacalista- Per quanto riguarda Ferrovie a noi sembra evidente come sia sbagliato pensare di porre sul mercato quote del cosiddetto “segmento a mercato”, cioè solo di ciò che produce guadagni. Se l’unico settore che fa utili cospicui viene venduto, il resto, il trasporto delle merci e le tratte locali peraltro in rosso, costeranno ancora di più alle tasche dei cittadini”.

“Per quanto riguarda le Poste- continua Luciano nella nota- francamente pensavamo che la saggezza avesse prevalso quando il Governo Renzi congelò il processo. Ora leggiamo che si pensa di mettere sul mercato la residua parte del 30% ancora in possesso del Mef, dopo il 35,5% già alienato e il 30% ora in possesso di Cassa Depositi e Prestiti. Ribadiamo, anche qui, che questa è una operazione in perdita. Fare cassa subito rinunciando ai dividendi di aziende che producono utili riteniamo che sia sbagliato”. Per il sindacalista della Cisl, dai dati resi noti da Poste Italiane si ipotizza una chiusura del 2016 con un utile che sfiorerà addirittura il miliardo di euro. “Quanto ha già perso lo Stato avendo ceduto il 65,5% della sua quota? I vecchi “carrozzoni” da anni ormai producono utili, anche grazie ad enormi sforzi anche sindacali per farle diventare aziende vere. Ora che queste producono ricchezza perché andrebbero cedute al capitale privato? Noi crediamo che sia migliore la scelta dei dividendi costanti che non quella dei prezzi di saldo”‘ aggiunge Luciano. “Tra Enav, Poste e Ferrovie, dati resi noti mesi fa dallo stesso Governo, al massimo la stima di incasso di queste privatizzazioni era intorno agli 8 miliardi di euro, cioè neanche lo 0,4% del debito pubblico. Ne vale la pena, o non è meglio, invece, concentrarsi sul livello di qualità del servizio ai cittadini del core business di questi “gioielli di famiglia”? E’ una domanda che poniamo al Governo Gentiloni al quale chiediamo di fermarsi e convocare il Sindacato su questa tematica così importante”.

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