19 aprile 2019 – “Quello che avevamo previsto e denunciato da tempo anche durante l’audizione presso il Senato della Repubblica , purtroppo, si è avverato. Il testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il cosiddetto “sblocca cantieri”, è un decreto che, assorbendo una serie di norme anche molto rilevanti sui temi più disparati, con la scusa di rilanciare le infrastrutture, ha messo pesantemente mano a normative e rivisitazione di norme importanti del Codice Appalti che sembrano avere lo scopo più di aggirare le norme che non affrontare una seria politica di investimenti e di controllo sulla spesa”. Lo dichiara in una nota il Segretario confederale della Cisl, Andrea Cuccello. “Un attacco alle condizioni dei lavoratori che operano negli appalti siano essi delle costruzioni, dei servizi, dell’igiene Ambientale e delle forniture tutte. Più volte abbiamo posto la nostra attenzione critica e di denuncia rispetto all’affidamento diretto dei lavori, sul fatto che si ritorni al massimo ribasso piuttosto che privilegiare l’offerta economicamente più vantaggiosa, sull’ ampliamento della soglia del subappalto dal 30 al 50% , sul non contemplare più la progettazione esecutiva, generando le condizioni per un ritorno alle varianti in corso d’opera, così come un abnorme ricorso alle nomine di Commissari Straordinari al solo scopo di operare in deroga al codice dei contratti ed in sospensione rispetto alle leggi ordinarie dello stato. Il Governo, dopo l’incontro farsa del 15 di Marzo, ha deciso di andare avanti da solo, eludendo il confronto e non volendo ascoltare le proposte responsabil del Sindacato, per sbloccare i cantieri, incrementarne l’occupazione, mettere a bando i progetti, ma senza stravolgere le regole e questo è il risultato. Questo provvedimento non riattiverà i cantieri e genererà meno diritti per i lavoratori aprendo le strade a quelle imprese che non fanno il bene del paese, mettendo offside le imprese serie. Ed in questa direzione va una norma che permette di appaltare i lavori anche con il Durc non in regola ma con l’impegno dell’azienda a regolarizzarlo entro il termine dei lavori. Una scelleratezza che ci riporta indietro, agli anni 90. Questo provvedimento aumentera’ il contenzioso, rischia di riaprire la strada al sistema illecito degli appalti ma soprattutto rischia di mettere in difficoltà i lavoratori che si ritroveranno vittime di un sistema demenziale. Infine il depotenziamento dell’Anac e’ un segnale di resa alla lotta alla corruzione e all’affermazione della legalità”.