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Scuola. De Simone Sorrentino (Cisl): No a sciopero ma riapriamo confronto su contratti

Pubblicato il 30 Ago, 2017

Roma, 30 agosto 2017. “Se i docenti universitari italiani avessero avuto il contratto nazionale non si sarebbero trovati in questa situazione per certi versi paradossale che rappresenta solo la punta di un iceberg se si considerano le tante criticità esistenti e quotidianamente denunciate dal sindacato”. E’ quanto sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl Universita’, Francesco DE SIMONE SORRENTINO a proposito della scelta operata dal movimento di docenti universitari di proclamare lo sciopero degli esami di profitto della sezione autunnale per rivendicare lo sblocco “definitivo” delle classi e degli scatti della retribuzione imposto dalla Legge Finanziaria n.122/2010. Ufficio Stampa Cisl- 30 agosto 2017 – “Se i docenti universitari italiani avessero avuto il contratto nazionale non si sarebbero trovati in questa situazione per certi versi paradossale che rappresenta solo la punta di un iceberg se si considerano le tante criticità esistenti e quotidianamente denunciate dal sindacato”. E’ quanto sottolinea in una nota il Segretario Generale della Cisl Universita’, Francesco DE SIMONE SORRENTINO a proposito della scelta operata dal movimento di docenti universitari di proclamare lo sciopero degli esami di profitto della sezione autunnale per rivendicare lo sblocco “definitivo” delle classi e degli scatti della retribuzione imposto dalla Legge Finanziaria n.122/2010. “La Federazione CISL Università, pur comprendendo le motivazioni che stanno alla base della proclamazione dello sciopero e per le quali la stessa CISL si è attivata da molto tempo per richiedere un intervento politico atto a marginare gli effetti della suddetta Legge sul personale docente delle Università, non ha inteso sostenere l’adesione allo sciopero considerando il problema salariale dei docenti uno degli aspetti problematici che gravano sul Sistema Universitario e che devono essere necessariamente risolti con la dovuta tempestività mediante un confronto con il Governo, affinché siano introdotti strumenti normativi innovativi e snelli che consentano anche una forte riduzione dell’eccessiva burocratizzazione a cui è stato sottoposto il Sistema Universitario dopo la Riforma Gelmini”, aggiunge il sindacalista. “Non tutti sanno che il personale docente universitario è ancora regolato dalla Legge sia per quanto concerne gli aspetti giuridici del rapporto di lavoro sia per quelli economici. Questo perché, dopo oltre 25 anni, per questa categoria di personale non é stato avviato ancora il processo di contrattualizzazione che ha interessato il restante personale del Pubblico Impiego. Ad esempio permane il problema dei Ricercatori a Tempo Determinato, degli Assegnisti e dei Borsisti, dei Ricercatori a esaurimento, della compressione dei Professori Associati che svolgono le stesse funzioni degli Ordinari percependo una retribuzione inferiore del 30%, del Sistema di abilitazione scientifica nazionale e di reclutamento locale, del Sistema di Valutazione. Temi che potrebbero, i gran parte, avere una loro disciplina specifica in un Contratto Nazionale come avviene per tutto il restante personale del Pubblico Impiego, nell’ambito del quale rilanciare anche l’idea di un ruolo unico della docenza che vada a rendere giustizia a tante professionalità esistenti scardinando il sistema feudale (ordinario, associato, ricercatore) ancora presente in moltissime realtà accademiche. Riteniamo che questa sia l’occasione giusta per rilanciare un tavolo istituzionale di confronto per affrontare con la Ministra Fedeli in tempi certi, i temi dell’Università e della Ricerca Scientifica, tra i quali dovrà trovare ampio spazio anche la risoluzione della questione della docenza universitaria nell’ottica di una contrattualizzazione in stile europeo che, nel rispetto dell’autonomia costituzionale riconosciuta alla docenza, possa offrire quelle garanzie che solo un contratto nazionale può dare. Non possiamo, infine, nascondere le nostre perplessità circa la posizione assunta dalla Commissione di Garanzia rispetto alla proclamazione di questo sciopero. Come Organizzazione Sindacale siamo favorevoli a un riconoscimento più ampio delle prerogative sindacali specie in chi si costituisce in associazione operante al suo interno con regole democratiche anche se non rappresentativa. Tuttavia dobbiamo interrogarci se la posizione oggi assunta dalla Commissione non possa aprire nuovi scenari che nel futuro possano determinare una degenerazione nell’utilizzo di uno strumento che, per la CISL, resta sempre l’estrema ratio a cui ricorrere solo quando siano falliti tutti gli spazi di interlocuzione e di mediazione. Almeno a questa considerazione porta il senso di responsabilità con il quale da sempre la CISL opera a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori rappresentati”.

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