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Scuola. Gissi Cisl: Scuola italiana ai primi posti nel mondo per spirito di accoglienza e capacità di inclusione

Pubblicato il 30 Mar, 2017

Roma, 29 marzo 2017. Fa ovviamente piacere quando le indagini internazionali riconoscono quanto di positivo si fa nelle nostre scuole: per noi non è certo una sorpresa, non è una scoperta di oggi riconoscere che la scuola italiana è ai primi posti nel mondo per spirito di accoglienza e capacità di inclusione. Tutto ciò si deve prima di tutto alla passione e alla competenza, spesso misconosciute, di chi nella scuola lavora ogni giorno, ma è anche frutto di scelte culturali, politiche e legislative lontane nel tempo, a cui il movimento sindacale ha dato una spinta decisiva. Basta citare due leggi, la 820 del 1971 (introduzione del tempo pieno) e la 517 del 1977 (integrazione dei soggetti con disabilità), che hanno fatto del modello inclusivo la linea portante del nostro sistema scolastico. Un po’ di memoria e di “sguardo lungo”, fuori dall’immediata attualità, non guastano in un Paese in cui si tende sempre a intestarsi successi e addebitare insuccessi con molta disinvoltura, quasi che i frutti che si raccolgono siano sempre di giornata, o al massimo di stagione. Le scelte lungimiranti di quegli anni ci hanno consegnato un sistema scolastico capace poi di sopravvivere, nei suoi valori fondanti, anche ai venti e alle tempeste che è stato costretto ad attraversare: l’impegno di oggi dev’essere allora quello di consolidare uno strumento così fondamentale di promozione della persona e dei diritti di cittadinanza, anche con scelte di necessario rinnovamento ma garantendogli le risorse e le condizioni indispensabili per svolgere efficacemente il compito che gli è affidato. In questa direzione ci è sembrato si muovesse la legge di bilancio per il 2017, che dopo tempi immemorabili è tornata ad assegnare alla scuola un investimento di 400 milioni, corposo e soprattutto di prospettiva. Si mantenga questo percorso, senza ingiustificabili ripensamenti. Ci sembra questo il modo giusto per onorare la “promozione” che oggi i dati dell’Ocse ci assegnano e prepararci ad affrontare e superare i futuri esami.

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