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Sindacato. Bentivogli (Fim Cisl): “Non temo le minacce, ma dico basta all’odio che zittisce tutto il resto”

Pubblicato il 15 Dic, 2017

15 Dicembre 2017 – Sotto scorta per decisione della Prefettura dopo mesi di avvertimenti, intimidazioni e minacce di morte, per aver espresso le sue posizioni in particolare sull’Ilva, la Fiat e, da ultimo, sul progetto di alternanza scuola lavoro”, il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli intervistato da Giulia Merlo su “il Dubbio”  precisa di non temere le minacce ma dice “basta all’odio che zittisce tutto il resto”.

“Abbiamo fallito il nostro ruolo educativo, tutti – dice Bentivogli – la sinistra ideologica, in particolare quella incardinata nel mondo dell’informazione, ha tirato la volata a neofascisti e razzisti».

Il ventaglio di minacce ricevute dal sindacalista è ampio da: “servo di Renzi e dei padroni devi morire” a «ti gambizziamo e ti mettiamo a testa in giù” a “europeista amico dei negri devi morire”, “sei complice di chi ha ucciso i bambini a Taranto”, “sei per il lavoro gratis degli studenti in alternanza scuola lavoro, devi morire”, insomma un repertorio che fa capire una saldatura preoccupante. Non ho mai avuto paura di queste cose –dice – non inizierò ora.

Alla domanda se il lavoro è a tornato ad essere un fronte così incandescente e divisivo?
Il leader delle tute blu della Cisl risponde: “magari fosse “divisivo”, di idee diverse in campo c’è ne è un gran bisogno per trovare una strada comune. La verità è che della questione lavoro non interessa a nessuno ed è tuttavia un terreno di scontro tutto ideologico tra propaganda e opposizione, in un quadro di incompetenza totale. Non solo, quando un ex presidente del Consiglio dice che «Cisl e Uil si sono venduti per un piatto di lenticchie nei recenti provvedimenti sulle pensioni», un presidente di regione paragona la Tap ad Auschwitz e accusa me e Calenda di essere complici di chi uccide i bambini del quartiere Tamburi di Taranto, tutto è più chiaro. Sono saltati tutti i freni”.
Oggi dice Bentivogli : si fanno i titoli con l’inverosimile. Questo condiziona il sentire comune al punto di occultare il buonsenso. Enrico Berlinguer non avrebbe mai parlato come Massimo D’Alema e allora i giornalisti lo avrebbero trattato come un caso da osteria da vino cattivo. Michele Emiliano cavalca l’ILVA ma, se al quartiere Tamburi è arrivato dietro a Matteo Renzi, significa che le persone sono migliori dei gruppi dirigenti politici.
Rispetto agli anni ’70 oggi – sottolinea Bentivogli – “si assiste ad una saldatura pericolosa tra il fanatismo populista e l’estremismo ideologico di destra e di sinistra. Sentire che Stefano Delle Chiaie (ex Msi e Avanguardia Nazionale) si occupi in prima persona della saldatura tra frange di Forza Nuova e la Lega e che gli la sinistra estrema romana ha votato la Raggi fa capire lo sbando e il delirio che tiene insieme vecchie e nuove generazioni di sbandati”- ma rispetto a quegli anni “c’è una diversità paradossale, dopo l’assassinio di Guido Rossa, la contiguità col movimento iniziò a vacillare e con essa la popolarità della lotta armata. Oggi cosa accadrebbe? Senza sostegno esplicito di piazza ma qualsiasi persona esposta del sindacato, della politica colpita raccoglierebbe un consenso gastrico di odio impensabile negli anni Settanta
Per Bentivogli : “va spezzato il meccanismo, paura, odio, voto populista. La scuola funziona sempre meno, sono sparite le agenzie educative, le nostre parole sono sempre più afone. La troppa prudenza ci ha imposto neutralità nel parlare di valori. E altri valori disgreganti hanno fatto breccia”.

Bisogna conclude il leader Fim – che a partire dal sindacato questi ritorni ad essere un luogo generativo insieme agli altri attori sociali, dove ognuno bussa alla porta non contro qualcuno, ma per dire la sua e dare il proprio contributo all’interno di uno scambio contributivo sostenibile che offra protagonismo. Non a caso Trump dice «I’m your voice» e la Fim dice «Add your voice». Bisogna sapere che non esiste neutralità ne relativismo sui valori e che oggi è più che mai una dimensione positiva e comunitaria della società ma che al contempo c’è un mondo che sta cambiando, dal basso, le 400 buone pratiche di lavoro libero creativo, partecipativo e solidale delle settimane sociali di Cagliari. Facciamo notizia con le buone notizie: assicuro che sono contagiose come le cattive ma cambiano, in meglio, il mondo”.

 

 

 

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