26 settembre 2016. Abbiamo inoltrato tramite il Presidente del coordinamento transfrontalieri Cisl , Mirko Dolzadelli al Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE), di cui lo stesso Dolzadelli è consigliere, la richiesta di apertura di un tavolo di confronto interministeriale presso la Farnesina per discutere una proposta di Statuto dei lavoratori frontalieri in modo da tutelare maggiormente la figura del lavoratore frontaliero e che permetta di produrre accordi bilaterali con i Paesi di confine che prevedano specificatamente una disciplina del lavoro per le aree tranfrontaliere”. E’ quanto sottolinea la Cisl in un un nota. “Il referendum ticinese non produrrà alcun effetto sul piano legislativo. L’iniziativa vorrebbe infatti introdurre dei limiti nell’assunzione di manodopera frontaliera istituendo un diritto di precedenza per ilpersonale residente. Tuttavia, per mettere in pratica quanto richiesto, sarebbe necessario modificare la Costituzione federale, cosa che può essere fatta solo a livello nazionale, mentre la votazione dell’iniziativa popolare è avvenuta a livello cantonale. L’iniziativa ha avuto pertanto un valore politico di pressione sul Governo svizzero. Tuttavia quanto accaduto ieri pone ancora più tensione nei rapporti già critici tra Italia e Svizzera (o meglio, tra Italia e Canton Ticino), finendo per generare un clima altrettanto pesante attorno alla vita lavorativa del frontaliere, da sempre risorsa vitale per l’economia dei Cantoni di frontiera, eppure mai così attaccato come in questi tempi dalla politica in cerca di un facile consenso. Il disagio sociale presente in Ticino è reale, l’abbassamento degli stipendi lo è altrettanto, così come il mercato del lavoro è sempre più martoriato dalla mancanza di regole che pongano un freno al fenomeno dilagante del dumping salariale e al tasso crescente di disoccupazione. La strada per una soluzione reale non è però quella intrapresa con la votazione di ieri o iniziative simili: il frontaliere non è il nemico da combattere, bensì una risorsa preziosa. Il dumping salariale non è generato da chi accetta offerte di lavoro con stipendi al di sotto della decenza, bensì da un mercato del lavoro ancora poco coperto dalla contrattazione collettiva e aziendale, oltre che da accordi bilaterali così come richiesto da CGIL-CISL-UIL nelle proposte allo “Statuto del lavoratore frontaliero”. La soluzione sta proprio nell’introdurre nuovi contratti collettivi di lavoro anche in quei settori che ad oggi ne sono scoperti” .