Roma, 29 luglio 2015 – Trattativa serrata quella tra i sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil, UIltucs e la direzione aziendale di Comifar, che stanotte hanno siglato il nuovo contratto integrativo unico per i 1.800 dipendenti del gruppo della distribuzione farmaceutica. Sono sei i grandi capitoli dell’intesa – valida dal 15 settembre 2015 al 31 gennaio 2018 – che sancisce i principi e gli strumenti generali per la gestione delle relazioni sindacali e del personale, demandone al livello locale le modalità applicative secondo le esigenze delle unità distributive.
In premessa il complesso stato in cui versa il comparto della distribuzione farmaceutica: lo scenario attuale, caratterizzato dall’erosione dei margini causata in primis dal provvedimento di Legge che ha ridotto il margine dei grossisti dal 6,65% al 3% e a seguire dal sempre più elevato livello di concorrenza nonché dalla crescita della distribuzione diretta da parte dellíindustria farmaceutica a scapito degli stessi grossisti, rende necessari ulteriori investimenti finalizzati ad incrementare la capacità produttiva delle unità distributive.
In primo piano le relazioni sindacali e i diritti di informazione – articolati sui due livelli nazionale e territoriale con specifiche materie rispettivamente demandate – seguiti dai diritti sindacali, con le modalità di costituzione delle rappresentanze sindacali e del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; l’intesa disciplina anche i permessi spettanti per lo svolgimento dell’attività sindacale, del coordinamento nazionale e delle commissioni formazione, organizzazione del lavoro e conciliazione dei tempi vita/lavoro.
Ampio spazio al capitolo sull’organizzazione e la riorganizzazione del lavoro, necessariamente da ricondurre alla crescita dei livelli di redditività e dal miglioramento dei livelli di efficienza, sempre finalizzando l’attività a garantire la massima affidabilità e copertura temporale nellíerogazione del servizio pubblico, ma volti ad assicurare anche un adeguato equilibrio tra vita privata e lavorativa e la valorizzazione della professionalità.
L’organizzazione del lavoro contempla anche le maggiorazioni per il lavoro domenicale, festivo e notturno, rispettivamente del 30%, del 40% e del 20%, prevedendo l’intensificazione della prestazione con orario multiperiodale in particolari periodi dell’anno al fine di rispondere alle specifiche esigenze di mercato e stagionali. La programmazione del lavoro domenicale non potrà superare le 12 prestazioni annuali. Sarà erogato un importo di 75 euro, 100 euro e 120 euro per le prestazioni individuali festive rispettivamente di 4, 6 e 8 giornate nel corso dell’anno.
Grande rilievo anche ai percorsi di formazione e aggiornamento professionale, annoverati tra i fattori che promuovono la qualità e la competitività aziendale.
Sul welfare aziendale da evidenziare il riconoscimento della flessibilità in entrata di 30 minuti per il personale della sede, 6 ore annue per permessi retribuiti per l’effettuazione di visite mediche – elevate a 16 ore in caso di gravi patologie – oltre e i permessi per l’inserimento dei figli a scuola. Sulla maternità l’articolato contempla il congedo parentale ad ore e il part time post maternità oltre a prevedere il congedo per vittime di violenza. E ancora il contributo di 250 euro per studio e il microcredito di solidarietà, con iniziative di sostegno finanziario ai dipendenti per le spese mediche, scolastiche ed assistenza agli anziani e la conservazione del posto per ludopatia dei figli.
Aperto il confronto sullíapplicazione del telelavoro, con la volontà di rafforzare quanto più possibile l’equilibrio tra tempi di vita e lavoro.
Corollario del piano di welfare una nota informativa sul flexible benefit: un riconoscimento economico fino a un tetto massimo di 2 mila euro annui – da contrattare a livello locale – riservato ai dipendenti con un’anzianità superiore ai 18 mesi, con un livello di inquadramento dal sesto al terzo livello. Il budget di spesa potrà essere usato a discrezione su un paniere di beni servizi e utilità. A fronte dell’intervento economico le parti hanno convenuto di sospendere le previsioni contrattuali in ordine all’importo fisso del premio aziendale e agli istituti contrattuali riferiti alle pause retribuite, rispondendo così alla necessità aziendale di riduzione del costo del lavoro e all’esigenza di semplificare e uniformare le regole di funzionamento dell’organizzazione aziendale.
L’intesa ridefinisce inoltre le modalità di raggiungimento del premio di risultato fino a 1.300 euro a validità triennale – 600 euro per la prima annualità 2015/2016 – e strettamente correlato al conseguimento del miglioramento continuo delle performance aziendali in termini di produttività complessiva e di processo, di qualità e di affidabilità del servizio erogato e di competitività dell’azienda sul mercato di riferimento, nonché al contributo individuale.
Per la Fisascat si tratta di un buon risultato, raggiunto dopo un negoziato complesso che ha registrato anche momenti di tensione. “L’intensificazione delle trattative nel mese di luglio – ha sottolineato il segretario organizzativo nazionale Fisascat Rosetta Raso – ha avuto come principale obiettivo quello di garantire, dal 15 settembre 2015, i benefici economici e normativi previsti dalla contrattazione integrativa del gruppo Comifar”.
“Abbiamo difeso gli istituti contrattuali retributivi anche prevedendo benefit per i lavoratori svantaggiati – ha concluso la Raso – Nel complesso si tratta di una intesa che riconosce la centralità della persona e garantisce il rispetto della stessa anche attraverso il rafforzamento delle misure a tutela del lavoratore”.
Ufficio Stampa Fisascat Cisl Nazionale