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Tim. Cgil Cisl Uil: “Preoccupati per il futuro del gruppo che riguarda l’assetto del mercato delle tlc. In gioco 42mila lavoratori”

Pubblicato il 14 Feb, 2022

Il futuro di Tim “non può non interessare il generale assetto del mercato Tlc del Paese”. E’ quanto scrivono i leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri in una lettera inviata al premier Mario Draghi.

“Il 2 dicembre 2021, incontrando i ministri Giorgetti e Colao, abbiamo avuto modo di esporre le nostre ragioni sulla necessità di scongiurare uno spezzatino delle attività del gruppo – dicono – un’azione che mal si confarebbe con gli importanti interessi strategici e di sviluppo del Paese e che lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi. I ministri ci avevano assicurato, vista la rilevanza e la complessità della situazione, non solo il loro impegno, ma anche di realizzare un celere aggiornamento sulla evoluzione del contesto riconvocandoci a breve. Purtroppo ciò non è avvenuto”.

Landini, Sbarra e Bombardieri osservano che “l’atteggiamento interlocutorio delle istituzioni e una decisa accelerazione dell’azienda che stringe i tempi per arrivare al più presto a un piano industriale, non fanno che aumentare le nostre preoccupazioni e il disagio degli oltre 42mila lavoratori occupati nel gruppo Tim e degli altrettanti dell’indotto, angosciati dal loro futuro occupazionale” e  ricordano che fu proprio Draghi nella conferenza stampa del 22 dicembre a sostenere che ci sono tre cose da tutelare nel futuro assetto societario di Tim: l’occupazione, la rete e la tecnologia.

“Noi dobbiamo vedere cosa sta succedendo perché ancora non è chiaro – si legge nella lettera inviata al premier – ma la configurazione societaria a cui si dovrà pervenire deve raggiungere questi obiettivi”.

L’amministratore delegato di Tim nell’ultimo incontro con i sindacati “non è ancora stato in grado di fugare i dubbi circa la decisione di cessione della rete. Ha anzi evidenziato gli evidenti, a suo dire, vantaggi dell’operazione in termini di recupero di competitività commerciale dell’azienda. Per quanto ci riguarda questa eventualità continua ad essere sbagliata sotto ogni profilo. Non è con la costruzione di tante piccole reti in fibra che l’Italia si doterà di una infrastruttura inclusiva, aperta, capace di garantire a tutte ed a tutti il diritto alla connettività”.

I leader sindacati aggiungono che “i tempi sono strettissimi. Il 2 marzo il Cda di Tim potrebbe approvare il nuovo piano industriale che darebbe il via allo smembramento del gruppo. Nel frattempo tutte le aziende del settore sono pervase da riassetti che potrebbero portare ad un vero e proprio stravolgimento.

Sono in gioco circa 40mila posti di lavoro nel prossimo anno fra i maggiori player del settore ed il composito mondo degli appalti (istallazioni telefoniche, call center, information tecnology). Le chiediamo –concludono i tre segretari generali- di voler favorire l’apertura di un tavolo complessivo presso la presidenza del consiglio”.

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