Roma, 22 luglio 2016. “Lo schema di decreto di modifica al Jobs Act non può e non deve diventare un cuneo con cui smantellare tutele e contrattazione nel mercato del lavoro agricolo. Il Governo faccia un passo indietro sui voucher, ascolti la voce del sindacato e anche quella della Commissione Lavoro della Camera, nel cui parere sono evidenziate stringenti condizionalità per evitare che questo accada”. Lo afferma Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai Cisl, commentando il parere espresso ieri dalla Commissione Lavoro della Camera sullo Schema di decreto legislativo di modifica al Jobs act. “Importante e lodevole l’impegno, in XI Commissione, del relatore Tiziano Arlotti, che ha il merito di aver messo sui tavoli parlamentari alcuni dei più controversi punti di questo provvedimento, dando sbocco alle richieste del Sindacato Confederale e dei Categoria”. “Il Governo ora deve aprire gli occhi. Primo passo da compiere è la cancellazione della norma che eleva a 7 mila euro il pagamento mediante voucher da parte di uno stesso committente. Significa permettere di retribuire pensionati, studenti e cassintegrati fino a 190 giornate di lavoro in un anno senza alcun contratto e senza diritti in termini di Tfr, malattia, assistenza, ammortizzatori sociali. Il volume consentito va ridotto drasticamente. La Fai Cisl chiede di affidare alla contrattazione la definizione di regole nuove, che tengano conto delle specificità di un comparto che vive di rapporti di breve durata”. Altra questione da affrontare, rileva Sbarra, “è quella di una tracciabilità che nel settore primario diventa qualcosa di veramente assurdo: in deroga alla misura generale, che prevede la comunicazione di inizio prestazione entro un’ora, si consente all’azienda agricola di far passare giorni e giorni, con tutto quello che ne consegue in termini di possibili furbizie e raggiri. I ministri Poletti e Martina rivedano e modifichino questi punti, raddrizzino storture molto contraddittorie rispetto all’azione di un Governo che dice di voler dare un segnale forte contro lo sfruttamento del lavoro agricolo”, conclude Sbarra.