Basilicata. 8 Marzo. Cisl: “Al Sud più contratti precari o sotto-occupazione quando si parla di lavoro al femminile. Invertire questa tendenza”

Potenza, 7 marzo 2017 – Una forte incidenza di contratti precari o di vera e propria sotto-occupazione quando si parla di lavoro declinato al femminile” è l’allarme lanciato dalla Cisl Basilicata alla vigilia della giornata internazionale delle donne. “E’ doveroso  riflettere sulla progressiva emersione anche in Basilicata di nuove sacche di ghettizzazione femminile nel mondo del lavoro accomunate dal binomio precarietà-povertà” sottolinea il Segretario regionale della Cisl lucana, Enrico Gambardella – citando il caso delle lavoratrici socialmente utili che “costituiscono circa il 70 per cento della platea degli Lsu ancora attivi nella nostra regione, 350 in tutto. Un caso sintomatico, questo, delle trasformazioni che hanno mutato dal punto di vista qualitativo la composizione del mercato del lavoro regionale”.

“Si pensi che – osserva Gambardella – nel momento di massimo picco, quando gli addetti impiegati in attività socialmente utili negli enti locali toccarono quota 3.500 unità, la platea degli Lsu era un tipico dominio maschile, effetto della crisi industriale che aveva falcidiato interi settori produttivi, come la chimica in Valbasento o il fallimento della gran parte delle iniziative industriali finanziate con la legge 219. Grazie alla maggiore incidenza di uomini nei successivi processi di stabilizzazione, soprattutto con la progressiva esternalizzazione di molti servizi, il rapporto di genere si è completamente rovesciato e oggi la platea delle Lsu, è proprio il caso di dirlo, assume i contorni di una vera e propria riserva di genere, concentrata prevalentemente nelle aree più interne della regione, dove le opportunità di un lavoro stabile e ben retribuito sono assai scarse e le uniche fonti di reddito sono l’impiego in attività forestali o socialmente utili o le svariate forme di sussidio sociale”.

Secondo Gambardella “si conferma, insomma, che nel Mezzogiorno sono concentrate le donne più precarie e a basso reddito e che la crisi economica ha amplificato il divario tra le donne che vivono in contesti urbani evoluti, in media più istruite e meglio posizionate nella scala lavorativa, e le donne che vivono nelle aree interne, condannate al binomio precarietà-povertà”. Per il segretario della Cisl “non esistono soluzioni miracolistiche per riempire questo divario ma – ammonisce Gambardella – si possono mettere in campo misure di contesto finalizzate a ridurre l’isolamento delle aree interne e a favorire investimenti produttivi legati alle specifiche vocazioni del territorio, che per ragioni facilmente comprensibili poco si prestano ai tradizionali ed invasivi insediamenti industriali, si pensi all’eco-turismo e all’artigianato tradizionale rivisitato in chiave moderna con l’impiego di tecnologie 3D, favorendo al contempo un miglioramento qualitativo del mercato locale del lavoro, con la richiesta di professionalità di profilo e reddito più elevato”.

 

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