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Agricoltura. Coronavirus, Risso (Terra Viva Cisl): “per il ‘dopo’ pandemia servono istituzioni coese e in dialogo, obiettivi comuni, impegno costante”

Pubblicato il 11 Apr, 2020

Roma, 12 aprile 2020 – l mondo in cui viviamo sta cambiando. Cambia il nostro modo di vivere le relazioni, il lavoro, gli spazi, il tempo.
Tutti stiamo affrontando queste giornate in un modo che nessuno avrebbe mai pensato potesse accadere. Nessuno di noi era preparato.
Cittadini, istituzioni, organismi di rappresentanza, mondo del lavoro stanno facendo uno sforzo encomiabile, cercando di affrontare questa crisi profonda, questa guerra contro un nemico invisibile.
Stiamo tutti facendo esperienza della nostra fragilità, della precarietà.
Ciascuno di noi, fa del suo meglio per reagire, per resistere, per trovare un senso a quanto stiamo vivendo.
Come associazione di rappresentanza, insieme al Sindacato, abbiamo affrontato questa emergenza al fianco dei nostri produttori, dei lavoratori e delle famiglie.
Siamo stati intermediari, con il Governo, per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Si è proceduto a chiudere le aziende in cui la produzione non è stata ritenuta indispensabile, cercando di tenere al sicuro dal contagio più lavoratori possibili.
Il nostro comparto è quello che, considerato primario e indispensabile, ha proseguito l’attività produttiva, non senza fatiche, organizzative ed economiche.
Il flagello del covid-19 ha portato alla mancanza di circa 370 mila lavoratori stranieri che non hanno potuto raggiungere il nostro Paese, mettendo a rischio le raccolte stagionali e delle primizie. Oltre a questo problema, che stiamo affrontando con l’avvio di una cabina di regia trasversale, l’agricoltura ha dovuto affrontare le gelate di Marzo, dopo un inverno molto caldo, per non parlare delle eccedenze di alcuni prodotti, come il latte, dovute alla chiusura del sistema alberghiero e della ristorazione.
Nonostante questo, gli agricoltori sono stati protagonisti nel supportare la comunità, con donazioni di prodotti e campagne di solidarietà partite spontaneamente in tutta Italia.
Di questo, andiamo molto orgogliosi e ringraziamo i produttori agricoli e i coltivatori diretti della generosità.
Papa Francesco, durante l’omelia nella Messa del mercoledì delle ceneri, ci ha ricordato che “nessuno si salva da solo”.
Ed è proprio così.
Non sarà facile, la ripresa, ma bisogna già pensare al “dopo”.
A quello che verrà dopo questo periodo straordinario. Usciremo cambiati nel modo di produrre, di vendere e di consumare.
Cambieremo nel modo di vivere, di relazionarci e nell’essere comunità.
Avremo bisogno di ripensare i modelli produttivi, innovando il pensiero del vecchio sistema capitalistico fondato sulla finanza e sul liberalismo senza regole.
Dovremo lavorare per un’economia reale, sostenibile e più intrecciata alle filiere corte, alla qualità, all’innovazione.
Il Governo sta mettendo in campo molte risorse, per tutelare imprese, lavoratori e famiglie.
Per il nostro mondo, l’agricoltura, dovremo saper cogliere questa opportunità puntando sull’innovazione, la competitività, la qualità, la valorizzazione dei nostri prodotti. Un altro settore da non sottovalutare è il turismo agricolo, legato alla bellezza dei nostri paesaggi, all’enogastronomia, alla cultura del territorio.
Un patrimonio che merita maggiore attenzione per la salvaguardia dell’ambiente circostante e per i posti di lavoro che potrebbe creare in prospettiva.
Dovremo riuscire a ripartire dal senso di precarietà esistenziale che stiamo attraversando, per comprendere fino in fondo che le certezze acquisite finora non esistono più, bisogna ricostruire il futuro.
Ricostruire pensando ai più fragili, ai nuovi poveri, a chi vive l’angoscia della perdita del lavoro o della stabilità della propria azienda.
Ricostruire nel rispetto dell’ambiente, della terra, della dignità del lavoro, della giusta ricchezza per tutti.
In questo futuro servono istituzioni coese e in dialogo, obiettivi comuni, impegno costante.
In questo futuro serve la volontà, di ciascuno di noi, di essere protagonista del cambiamento.
Il mio augurio è che la Pasqua, che rappresenta un “passaggio”, sia di conforto a tutti noi e speranza per il nostro domani.

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