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Agroalimentare. Spreco alimentare, Rota (Fai Cisl): “Rimettere al centro dell’economia persona e lavoro”

Pubblicato il 29 Set, 2020

Potenza, 29 settembre 2020 – “Dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite e ridurre la perdita di cibo lungo le catene di produzione e approvvigionamento, come proposto dagli obiettivi Onu 2030, è possibile e doveroso, è una delle sfide più importanti che abbiamo davanti a livello globale per garantire il diritto al cibo per tutti, ridurre le emissioni inquinanti e lo sfruttamento delle risorse naturali, contrastare povertà e diseguaglianze”.
Lo ha detto il segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota a margine degli attivi unitari dell’industria alimentare della Basilicata, riuniti oggi a Potenza per la presentazione del nuovo ccnl del settore.
In occasione della prima giornata mondiale di consapevolezza delle perdite e degli sprechi alimentari, istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite, il sindacalista ha ribadito l’urgenza di un nuovo modello economico: “Le parti sociali possono fare tanto facendo leva sulla contrattazione e rimettendo al centro del dibattito pubblico il diritto al cibo e ad una sana ed equilibrata alimentazione, la sicurezza alimentare, il valore sociale dell’impresa agricola e alimentare. In Italia l’agricoltura e l’industria alimentare vantano standard di sostenibilità tra i più alti d’Europa, ma è chiaro che la sfida ha un carattere globale e non possiamo ritenerci soddisfatti. Contro lo spreco alimentare, a livello nazionale abbiamo una legge molto importante, perché si ispira fortemente alla compartecipazione e alla sussidiarietà che anche il sindacato, assieme a tante realtà associative, mettono in campo quotidianamente. Mentre a livello europeo, oltre alla piattaforma informativa dell’Unione, ci aspettiamo concreti passi in avanti dalla strategia Farm to Fork, che nella prospettiva di un sistema alimentare sostenibile e sicuro sarà arricchita entro il 2023 di obiettivi legalmente vincolanti per ridurre lo spreco alimentare nell’Ue: è lì che si giocherà una partita importante per orientare produzioni e consumi verso più concreti indicatori di sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.
“Secondo ONU e FAO – ha concluso Rota – oltre 800 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza e 33 milioni di persone nel mondo non possono permettersi un pasto di qualità ogni due giorni; nell’Unione Europea il 20% degli alimenti prodotti va perso; ogni anno nel mondo il 14% della produzione di cibo va perduta prima di raggiungere gli scaffali. Se è vero dunque che la pandemia ha spinto tanti italiani verso una maggiore sensibilità contro lo spreco alimentare – ha denunciato il sindacalista – è anche vero che siamo ancora lontani dal rimettere al centro dell’economia globale la persona e il lavoro. Oggi la competitività internazionale si realizza ancora su alti differenziali di costo della manodopera, mentre i governi, le istituzioni, la società civile e le parti sociali devono spostare la competitività sul piano della qualità del lavoro e delle produzioni, sulla multifunzionalità delle filiere agroalimentari, la tutela della biodiversità e delle tipicità, e questo si traduce in salari più dignitosi e più alti livelli di professionalità, da ottenere valorizzando la contrattazione, la partecipazione dei lavoratori e dei corpi intermedi, le norme contro sfruttamento e caporalato”.

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