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Pensioni. Fnp Cisl: “Si riaprano i termini per l’adesione al Fondo Credito Inps”

Pubblicato il 8 Set, 2023


“È intollerabile l’attesa di migliaia di pensionati pubblici iscritti al Fondo Credito Inps per ottenere, a seguito di domanda, l’anticipo del proprio TFS/TFR (trattamento fine servizio/fine rapporto) a condizioni agevolate”: è quanto dichiara la Fnp Cisl che, oltre a denunciare i ritardi, chiede il rispetto in tempi normali delle richieste inoltrate dai pensionati pubblici per ottenere l’intero ammontare ad un tasso di interesse dell’1% più lo 0,50% di spese amministrative. “Purtroppo – prosegue la Fnp – chi non ha aderito al Fondo Credito Inps perché non informato al momento della domanda di pensione non può presentare la richiesta di anticipo del TFS/TFR a condizioni agevolate. E molti ex dipendenti pubblici, oggi pensionati, sono costretti a rivolgersi alle banche per ottenere un loro diritto – l’anticipazione del TFS/TFR fino a un massimo di 45mila euro – pagando tassi di interesse intorno al 4%, quattro volte superiori a quello agevolato. Pertanto chiediamo al Governo uno specifico intervento sulla legge di bilancio per la riapertura dei termini di adesione al Fondo Credito Inps per tutti quei pensionati pubblici esclusi dal provvedimento. E con un’inflazione galoppante intorno al 6% bisogna difendere il potere d’acquisto delle pensioni e un diritto sacrosanto dei pensionati pubblici che non sono degli alieni e diversi da altri pensionati, in questo caso i pensionati privati, che si vedono erogato il Tfs in un’unica soluzione, cosa che per i pensionati pubblici avviene solo se l’importo è pari o inferiore a 50mila euro. Se invece l’importo è compreso tra 50mila e inferiore a 100mila euro viene erogato in due rate annuali; in tre se l’importo è pari o superiore a 100mila. E qui casca l’asino: i tempi di attesa per ricevere soldi in parte versati possono arrivare anche fino a sette anni. Una palese ingiustizia per i pensionati pubblici che non sono pensionati di serie B ed hanno diritto alle stesse opportunità dei privati, tanto più che, dopo 42/43 anni di lavoro, anche in pensione si continua ad essere un ammortizzatore sociale fondamentale per sostenere figli e nipoti. E riguardo proprio questi tempi lunghi per il pagamento del TFS/TFR degli ex dipendenti pubblici, oggi pensionati – conclude la Fnp – chiediamo al legislatore, vista la recente sentenza della Corte Costituzionale (n.130/2023), di fare presto a modificare quest’iniqua normativa che oggi penalizza 3,2 milioni di ex dipendenti pubblici mediante una revisione dell’intera materia.”


“È intollerabile l’attesa di migliaia di pensionati pubblici iscritti al Fondo Credito Inps per ottenere, a seguito di domanda, l’anticipo del proprio TFS/TFR (trattamento fine servizio/fine rapporto) a condizioni agevolate”: è quanto dichiara la Fnp Cisl che, oltre a denunciare i ritardi, chiede il rispetto in tempi normali delle richieste inoltrate dai pensionati pubblici per ottenere l’intero ammontare ad un tasso di interesse dell’1% più lo 0,50% di spese amministrative. “Purtroppo – prosegue la Fnp – chi non ha aderito al Fondo Credito Inps perché non informato al momento della domanda di pensione non può presentare la richiesta di anticipo del TFS/TFR a condizioni agevolate. E molti ex dipendenti pubblici, oggi pensionati, sono costretti a rivolgersi alle banche per ottenere un loro diritto – l’anticipazione del TFS/TFR fino a un massimo di 45mila euro – pagando tassi di interesse intorno al 4%, quattro volte superiori a quello agevolato. Pertanto chiediamo al Governo uno specifico intervento sulla legge di bilancio per la riapertura dei termini di adesione al Fondo Credito Inps per tutti quei pensionati pubblici esclusi dal provvedimento. E con un’inflazione galoppante intorno al 6% bisogna difendere il potere d’acquisto delle pensioni e un diritto sacrosanto dei pensionati pubblici che non sono degli alieni e diversi da altri pensionati, in questo caso i pensionati privati, che si vedono erogato il Tfs in un’unica soluzione, cosa che per i pensionati pubblici avviene solo se l’importo è pari o inferiore a 50mila euro. Se invece l’importo è compreso tra 50mila e inferiore a 100mila euro viene erogato in due rate annuali; in tre se l’importo è pari o superiore a 100mila. E qui casca l’asino: i tempi di attesa per ricevere soldi in parte versati possono arrivare anche fino a sette anni. Una palese ingiustizia per i pensionati pubblici che non sono pensionati di serie B ed hanno diritto alle stesse opportunità dei privati, tanto più che, dopo 42/43 anni di lavoro, anche in pensione si continua ad essere un ammortizzatore sociale fondamentale per sostenere figli e nipoti. E riguardo proprio questi tempi lunghi per il pagamento del TFS/TFR degli ex dipendenti pubblici, oggi pensionati – conclude la Fnp – chiediamo al legislatore, vista la recente sentenza della Corte Costituzionale (n.130/2023), di fare presto a modificare quest’iniqua normativa che oggi penalizza 3,2 milioni di ex dipendenti pubblici mediante una revisione dell’intera materia.”

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