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Terziario. Raineri (Fist Cisl): “Salario minimo e rappresentanza materie da lasciare in capo a contrattazione e concertazione tra parti sociali, urgente contrastare dumping ed investire in formazione e innovazione”

Pubblicato il 21 Mar, 2019

Roma, 21 marzo 2019 – Bilancio 2018 positivo per la Fist Cisl. La federazione dei sindacati del terziario della Cisl ha chiuso il tesseramento dello scorso anno a quota 422.751 iscritti, con una crescita di 14.330 nuovi tesserati rispetto al 2017, pari ad un incremento del 3,51%. Dal 2013 – anno della costituzione – al 2018 la crescita è stata del 21% pari a 74.914 iscritti; le donne rappresentano il 61,70% della quota associativa, gli uomini il 38,30%.
I dati sono stati analizzati dal comitato esecutivo della categoria, in assise a Roma per l’approvazione del bilancio consuntivo 2018 e per fare il punto sullo stato della contrattazione realizzata dalle federazioni di seconda affiliazione Fisascat Cisl e Felsa Cisl.
Lo scenario di riferimento parla di un settore, quello del terziario e dei servizi, che, pur confermandosi comparto prevalente dell’economia italiana – con un valore aggiunto del 74% ed oltre il 70% dell’occupazione, pari a più di 16milioni di addetti – ha fortemente risentito del calo della domanda domestica ed internazionale e dell’indebolimento del mercato degli ultimi mesi. La riduzione dei prezzi operata dalle aziende per stimolare le vendite ha evidenti ripercussioni sulla qualità dell’occupazione che, sebbene in crescita, è fortemente caratterizzata da precarietà e da rapporti di lavoro a termine come anche da livelli di reddito, specialmente nel comparto dei servizi, fortemente condizionati dalle tariffe imposte da un mercato che opera prevalentemente in regime di appalto.
Per il segretario generale della Fist Cisl Pierangelo Raineri «appare evidente la necessità di potenziare sempre più l’intervento della contrattazione ai vari livelli nel commercio, turismo e servizi ma anche le tutele per i lavoratori atipici, autonomi e somministrati in crescita esponenziale nei diversi comparti del terziario privato». «Le recenti sottoscrizioni dei contratti nazionali della grande distribuzione organizzata, della distribuzione cooperativa e del lavoro in somministrazione si muovono proprio in questa direzione» ha aggiunto il sindacalista sottolineando che «salario minimo e rappresentanza sono materie da lasciare in capo alla contrattazione ed alla concertazione tra Parti Sociali».
Per il sindacalista l’intervento legislativo potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle retribuzioni contrattuali definite dalle associazioni comparativamente più rappresentative. «Con l’introduzione di un salario minimo di legge il settore sarebbe maggiormente esposto al fenomeno del dumping contrattuale che oggi più che mai è necessario contrastare» ha affondato Raineri evidenziando che «così come proposto non farebbe altro che abbassare di gran lunga la paga oraria contrattuale, senza tenere poi conto della componente del welfare contrattuale riferito all’assistenza sanitaria integrativa ed alla previdenza complementare».
«I percorsi di formazione professionale, anch’essi garantiti dalla contrattazione e dalla bilateralità – ha poi aggiunto il sindacalista – saranno sempre più essenziali per assicurare salari adeguati, per garantire una occupazione di qualità e per accrescere la professionalità degli addetti del terziario privato, soprattutto nel settore dei servizi alla persona socio sanitari assistenziali ed alle famiglia che si conferma comparto in espansione in Italia in linea ai cambiamenti demografici in atto che posizionano il nostro Paese tra i più vecchi al mondo».
Raineri ha posto l’accento anche «sul ruolo della contrattazione decentrata che, intervenendo sull’organizzazione del lavoro, l’articolazione degli orari, la regolamentazione e consolidamento dei rapporti di lavoro, il riconoscimento delle professionalità e la conciliazione fra necessità produttive e organizzative delle persone, può essere una leva importante per far crescere la produttività e le retribuzioni ad essa correlate» come anche «saranno sempre più essenziali gli investimenti in innovazione e sviluppo in un settore che si interfaccia in misura crescente con la tecnologia e dove l’e-commerce raggiungerà il 40% delle transazioni per l’acquisto di beni e servizi».
«Il completamento delle infrastrutture e delle grandi direttrici di comunicazione e gli accordi commerciali che coinvolgeranno anche il nostro Paese, come la Tav e la Via della Seta con la Cina, – ha concluso il sindacalista – sono opportunità che l’Italia non può lasciarsi sfuggire, per evitare di rimanere esclusi dai mercati internazionali e da un export che, soprattutto negli anni di crisi, ha mantenuto alta la bandiera italiana».

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